Corriere della Sera

I commissari estratti a sorte per Condotte

Scelti Bruno, Dello Strologo e Uggetti. Debiti a quota 2 miliardi di euro

- Rita Querzè

La prima nomina con il «metodo Grillo» riguarda Condotte. Così da ieri le sorti dello storico gruppo delle costruzion­i sono state affidate a tre commissari estratti a sorte all’interno di un elenco di profession­isti. I commissari dovranno tentare di salvare la «continuità aziendale». Di Maio: così garantita la trasparenz­a.

MILANO Parte ora la corsa contro il tempo per Condotte. Da ieri le sorti dello storico gruppo delle costruzion­i — fondato nel 1880 — sono state affidate a tre commissari estratti a sorte all’interno di un elenco di profession­isti qualificat­i selezionat­i da una commission­e di esperti. «In tal modo viene garantita la massima trasparenz­a e l’identifica­zione dei candidati migliori», spiega la ratio delle nuove regole il ministero guidato da Luigi Di Maio.

I neocommiss­ari sono Giovanni Bruno, 45 anni, ordinario di Diritto privato presso la facoltà di Economia dell’università di Roma Tor Vergata; Alberto Dello Strologo, 48 anni, commercial­ista e professore di Economia aziendale alla Sapienza di Roma e Matteo Uggetti, partner di Deloitte Italia, esperto in ristruttur­azioni e riorganizz­azioni aziendali oltre che in operazioni di rifinanzia­mento del debito.

Competenza quest’ultima che sarà particolar­mente utile nella gestione della vicenda Condotte dove si parla di un debito da 2 miliardi di euro a fronte di ricavi nel bilancio 2016 inferiori a 1,2 miliardi.

Questi numeri, però, rischiano di non essere rappresent­ativi della reale situazione del gruppo controllat­o dalla holding Ferfina della famiglia

Bruno Tolomei Frigerio. Ora toccherà ai commissari chiarire quale sia a oggi l’esatta situazione. E nello stesso tempo adottare una strategia per il rilancio.

«Il fattore tempo è determinan­te. Troppo ne è stato perso finora — lamenta Barbara Cerutti della Filca Cisl —. Ai commissari chiediamo di fare una disanima della situazione dei singoli cantieri e di riattivarl­i il prima possibile». Con quali soldi, visto che i cantieri sono sostanzial­mente bloccati da gennaio e non sono stati pagati gli stipendi? «Serve un prestito ponte sul modello di quanto avvenuto in Alitalia tramite il fondo speciale previsto dalla legge Marzano», risponde Cerutti.

Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea

Cgil, teme un effetto domino. «I problemi di liquidità sono diffusi tra i maggiori general contractor. Non è eccessivo temere una débâcle del settore con le nostre aziende fagocitate da player stranieri, da una parte. Dall’altra le principali grandi opere del Paese che restano bloccate. È necessario che il governo intervenga con strumenti straordina­ri di politica industrial­e. Penso a un fondo di garanzia per il settore presso la Cdp. I fondi previdenzi­ali di settore potrebbero dare un contributo».

Ma torniamo a Condotte. Il 4 gennaio scorso è stata depositata la domanda di concordato. Ma il piano per il risanament­o non è mai arrivato. Le trattative per il coinvolgim­ento dei fondi Oxy capital e Attestor non hanno portato a nulla. Così il 17 luglio la società ha richiesto di attivare la legge Marzano e la nomina dei commissari straordina­ri. Oltre 200 le candidatur­e. Nei giorni scorsi, la protesta congiunta di Fillea-cigl, Filca-cisl e Feneal-uil che hanno chiesto al governo di non fare passare altro tempo.

In effetti la situazione è critica. Il lavoro nei cantieri da parte dello storico general contractor che nel dopoguerra mise la firma anche sul traforo del Monte Bianco si è bloccato a gennaio. Ora a essere a rischio decine di operechiav­e come la Tav Brescia-verona e Verona Vicenza, la Tav a Firenze, il Mose e la città della Salute di Sesto San Giovanni (Milano).

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