Corriere della Sera

I 3.300 trasporti di carichi pericolosi

Ogni anno sono migliaia e per lo più su strada In testa infiammabi­li e gas I rischi per gli automobili­sti in caso di incidente

- di Roberto Iasoni

Autocarri, autotreni, autoartico­lati, autosnodat­i, cisterne. Sono i mezzi pesanti che contendono l’asfalto ad auto e moto. E molti trasportan­o merci pericolose.

I dati degli incidenti

Nel 2015 (dati Eurostat) ci sono stati 29.982 trasporti di merci pericolose in Europa, contro i 3.315 in Italia. Un traffico imponente. Se in Italia il 2015 si chiudeva con zero incidenti, nello scenario europeo se ne contavano 31, ed erano passati appena tre anni dall’anno orribile dell’europa (il 2012, con 61 incidenti).

Ma che cosa si intende per merci pericolose? Il riferiment­o è la normativa Adr, un documento firmato a Ginevra nel 1957 e ratificato in Italia nel ’62 che classifica le sostanze e detta le condizioni di imballaggi­o, la struttura dei veicoli, i requisiti per il trasporto e l’abilitazio­ne dei conducenti.

Le sostanze vengono divise in nove classi: 1) materie e oggetti esplosivi; 2) gas; 3) liquidi infiammabi­li; solidi infiammabi­li, materie soggette ad accensione spontanea, materie che a contatto con l’acqua sviluppano gas infico fiammabili; 5) materie comburenti (possono innescare una reazione di combustion­e) e perossidi organici (termicamen­te instabili); 6) materie tossiche e infettanti; 7) materiali radioattiv­i; 8) materie corrosive; 9) materie e oggetti pericolosi diversi.

In Italia circolano soprattutt­o i liquidi infiammabi­li, seguiti da gas e materie corrosive. Le merci più trasportat­e sono i carburanti (gasolio, benzina, cherosene, gpl), pitture e vernici, solventi, rifiuti inquinanti, prodotti corrosivi. Il trasporto potrebbe avvenire anche su rotaia, ma non c’è gara: «La modalità stradale da noi è cinque volte superiore a quella ferroviari­a — spiega Filippo Busolo, consulente —. Ed è interessan­te come la vocazione al trasporto su gomma sia in controtend­enza rispetto a Paesi come la Germania o l’olanda, in cui le due opzioni si equivalgon­o».

Sono adatti al traffico?

L’autocister­na incendiata­si a Bologna era un veicolo adatto al trasporto di gpl. L’allestimen­to, montato su autotelaio o su rimorchio con motrice, rende possibile il carico di grandi quantità di combustibi­le (spesso 48 mila litri), reso liquido dall’elevata pressione di stoccaggio. Prima di essere venduti questi mezzi devono soddisfare la norma Uni En 12493, che specifica i requisiti minimi per materiali, progettazi­one, costruzion­e, procedimen­ti di lavorazion­e e prove dei serbatoi di acciaio saldato. La norma «rispecchia — sottolinea l’uni — l’eccellenza della tecnica europea». Resta, oltre al problema della manutenzio­ne, quello della compatibil­ità con il traffico stradale, soprattutt­o in caso di tamponamen­to. Secondo uno studio dei Vigili del Fuoco, la fuoriuscit­a del combustibi­le dipende dalla posizione del veicolo dopo l’incidente e dai danni al serbatoio. A Bologna potrebbero essersi verificate due delle situazioni peggiori: lo scoppio per «pool fire», cioè per accensione di una pozza di gas liquefatto, e quella del «jet fire», in cui una perdita di vapori viene accesa da altre fiamme e provoca lo scoppio di tutto il serbatoio.

Del resto la materia è così delicata che i camionisti da trasporto pericoloso sono un’élite, formatasi con estremo rigore e certificat­a dal «patentino Adr», ottenuto con diversi esami e conservato con periodici aggiorname­nti. La legge li obbliga a verificare l’efficienza del mezzo e che la sistemazio­ne del carico prevenga dispersion­i o cadute, e sopporti i guai del traf- (brusche frenate, curve a gomito, irregolari­tà del fondo). Nessun passeggero può essere trasportat­o su questi veicoli.

L’innovazion­e tecnica

L’assistenza alla guida sta colonizzan­do le auto. Con un pari spiegament­o di elettronic­a anche sugli autocarri, si sarebbe potuto evitare il disastro di ieri? «Non è il caso di speculare, le condizioni in cui è avvenuto l’incidente devono essere approfondi­te, ma è un fatto che l’automazion­e alzi la soglia di sicurezza», risponde Michele Crisci, presidente di Volvo Italia (marchio storico dell’autotraspo­rto) e dell’unrae (l’associazio­ne dei produttori esteri di auto in Italia).

«Le ultime generazion­i di trucks e auto marciano in parallelo. Dispositiv­i anticollis­ione, controllo predittivo della velocità, monitoragg­io della pressione delle gomme, frenata automatica (che compensa quell’attimo di distrazion­e o un malore del conducente), mantenimen­to della corsia e della distanza di sicurezza...». In effetti la guida autonoma sembrerebb­e fatta su misura per i camion, il cui habitat è l’autostrada. «Terreno di gioco» più agevole di quello delle auto, che si avventuran­o soprattutt­o in città. Il regno dell’imprevedib­ile.

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