Corriere della Sera

«No alla decrescita infelice Bloccare la Torino-lione vuol dire isolare l’italia»

Fassino: bene Salvini favorevole, ma lo spieghi agli altri

- di Monica Guerzoni

«La decrescita non è mai ROMA felice».

Critica il governo perché la Tav è a rischio, onorevole Piero Fassino?

«Stiamo andando verso la “decrescita infelice”. Condivido le consideraz­ioni di Angelo Panebianco sul Corriere di domenica. L’italia è esposta seriamente al rischio di un governo animato da pulsioni antiscient­ifiche e antimodern­e, da una forma di luddismo nei confronti di tutto cioè che è sviluppo e crescita».

Teme lo stop all’alta velocità?

«Si parla della Tav non sapendo bene di cosa si parli. Intanto non è una ferrovia locale, ma un tratto essenziale di quel grande corridoio di mobilità che va dalla Russia all’atlantico. Se si pensa di bloccare l’alta velocità in Val di Susa e, secondo i proponimen­ti del ministro Toninelli, anche da Brescia a Trieste, non è che quel corridoio europeo non si realizzerà».

Lei cosa prevede?

«Che si sceglierà un altro percorso, passando per Austria, Baviera e Francia, con il risultato di isolare l’italia da una grande vena di flussi di persone, merci e tecnologie. Un enorme danno per il nostro Paese».

E se davvero, come ipotizza Toninelli, per ripagare la Tav servissero 50 o 60 anni?

«L’idea è di trent’anni fa, ma il progetto in corso di attuazione è del 2011 e ridisegna ampiamente i progetti precedenti, riducendo significat­ivamente impatti e costi».

Non sono troppo alti?

«Stiamo parlando di un’opera che ha un contributo europeo a fondo perduto del 40% del costo dell’infrastrut­tura. E quanto alla copertura della restante parte, in tutte le grandi opere l’ammortamen­to avviene lungo un arco temporale di decenni. Così come i “benefici” si misurano non sull’oggi, ma su un tempo di medio periodo. Quando si progettò l’autostrada del Sole non c’erano i flussi di traffico di oggi, ma allora si pensò ai flussi futuri».

Il M5S sbaglia anche

Il limite

Il governo è animato da una forma di luddismo nei confronti di tutto ciò che è sviluppo

quando pensa di potenziare i trasporti per i pendolari?

«Benissimo, ma l’esigenza dei pendolari e quella di chi viaggia con l’alta velocità non sono due domande in alternativ­a, sono diverse e vanno entrambe soddisfatt­e. Opporsi alla Tav è da ogni punto di vista privo di senso. Tra l’altro la Francia una verifica sul carattere strategico dell’opera lo ha già fatto, confermand­o il collegamen­to Torino-lione come prioritari­o».

Concorda almeno con l’intenzione di nominare una commission­e per verificare costi e benefici?

«Di analisi ne sono fatte sette, di cui due per iniziativa della Commission­e europea con bando di gara per la scelta di esperti indipenden­ti. Toninelli invece decide motu proprio di nominare il professor Ponti, notoriamen­te un antitav. E circolano nomi per una commission­e in gran parte di persone anti-tav. Se gli oracoli sono tutti di Sparta è difficile che ne esca un giudizio in favore di Atene».

Non le resta che sperare in Salvini...

«Se Salvini è favorevole, deve spiegare a Toninelli e Di Maio che le grandi opere servono. Non fare il Tap è un’altra velleità ideologica, così come lo è chiudere l’ilva, il più grande stabilimen­to siderurgic­o d’europa, per riconverti­rlo non si sa in cosa. Velleità assolutame­nte irrealizza­bile».

Salva almeno il decreto Di Maio?

«No, parliamo di un pasticcio di cui le imprese denunciano l’impraticab­ilità. Irrigidisc­e il mercato del lavoro e comincia già a produrre effetti negativi sull’occupazion­e. Se l’idea era quella di ridurre i contratti a termine per favorire quelli a tempo indetermin­ato, rischiamo invece che tanti lavoratori finiscano per doversi cercare un altro contratto a tempo determinat­o in un’altra azienda».

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