Terremoto, l’indonesia conta i morti Turisti italiani bloccati: qui è il caos
Il bilancio delle vittime arrivato a 142. Assalto ai traghetti per fuggire dalle isole
«Gempa, gempa». In indonesiano terremoto si dice così. Ma per descrivere la devastazione, l’orrore e il panico in cui è precipitata la regione di Lombok, Bali e delle isole Gili è difficile trovare le parole.
Cento morti e 209 i feriti. Era questo il bilancio ufficiale di ieri sera (142, secondo fonti non ufficiali) del sisma di magnitudo 6.9 che domenica sera ha colpito l’indonesia. «Ma la conta delle vittime salirà sicuramente perché dobbiamo tirare fuori i corpi dalle oltre 13 mila case crollate», hanno fatto sapere dalla protezione civile locale.
Più colpita l’isola di Lombok dove intere aree sono rimaste senza elettricità e decine di villaggi sono ancora irraggiungibili. «Sono almeno 600 mila le persone coinvolte. E solo 20 mila hanno trovato riparo nei rifugi temporanei. Inoltre manca acqua potabile, a causa della forte siccità in corso», raccontano gli operatori di Oxfam, ong presente sull’isola. Sempre a Lombok centinaia di persone sono state curate fuori dall’ospedale locale, danneggiato dalle scosse. «Abbiamo bisogno di paramedici, non c’è abbastanza personale, e servono farmaci», dice un medico.
Preoccupano le scosse di assestamento che ieri sono andate avanti per tutto il giorno e preoccupa il fatto che solo una settimana fa un altro terremoto abbia provocato 17 vittime. Il tutto mentre l’allerta tsunami ha riportato alla memoria la tragedia del 2004, quando solo in Indonesia morirono 120 mila persone.
Nessuna vittima, per il momento, risulta tra gli stranieri. Ma ieri è stata anche la giornata della fuga per oltre 2 mila turisti presenti nella regione. «Non c’era nessun piano di evacuazione, tutti prendevano d’assalto i traghetti. Alcuni uomini in divisa filmavano con i telefonini divertiti i turisti sotto choc, palpavano le donne e hanno colpito a bottigliate di plastica alcuni abitanti dell’isola a mo’ di manganello», denuncia il regista Roberto Cinardi, autore di un video che ha mostrato il panico sulla spiaggia dell’isola di Gili Trawangan.
Anche Margherita e Francesca di Torino raccontano al Corriere momenti terribili: «Si sono riversati tutti sulle navi che imbarcavano senza dare precedenza a donne, bambini e feriti. Noi siamo rimaste otto ore sotto il sole senza cibo e acqua, dopo che avevamo trascorso la notte su una collina per paura dello tsunami, senza che nessuno ci abbia minimante aiutato».
Tra gli sfollati, anche il campione di scherma italiano Aldo Montano che si trovava sull’isola Gili Trawangan con la moglie Olga Plachina. «Abbiamo sentito un boato, poi l’apocalisse. Ci siamo salvati perché eravamo all’aperto». Una volta riusciti a mettersi al riparo, anche Montano e compagna hanno affrontato gli stessi disagi subiti dagli altri turisti per raggiungere l’aeroporto di Lombok e poi quello di Bali, da cui partono i voli internazionali. «Ce la siamo dovuti cavare da soli», hanno confermato i due all’ansa.
Intanto dalla Farnesina fanno sapere di aver inviato a Lombok una missione consolare in raccordo con l’unità di crisi per agevolare il rientro dei connazionali. Ma gli aerei sono strapieni e la strada del rientro rischia di allungarsi per migliaia di persone.