«Che dispiacere per la mia Gallipoli Ma il calo dei turisti è stato meritato»
Da gallipolino prova un «grande dolore» per l’estate nera della sua città. Quella in cui, dopo anni di crescita, la stagione turistica sta segnando il passo, con un mese di luglio da dimenticare (-20% di presenze per i meno pessimisti, -60% per i più negativi). Rocco Buttiglione, più volte ministro («di politica, però, non parlo: sono in fase di disintossicazione») anche quest’estate è a Gallipoli: «Ma non sulle rocce, come piace a chi in questi posti ci è nato, bensì sulla spiaggia: sono nonno di 12 nipoti e qui si sta più comodi». «Il successo turistico gallipolino — spiega Buttiglione — ha inizio alla fine degli anni 60 e conosce il primo vero boom negli anni 90. Ma adesso, dopo l’esplosione del turismo della notte negli scorsi anni e l’attuale fuga dei giovani in seguito alla chiusura e al sequestro dei luoghi del divertimentificio — dal Parco Gondar alla discoteca Cave — è arrivato il momento del ripensamento». I problemi di oggi hanno radici antiche: «Gallipoli non ha avuto buona pianificazione territoriale. I ragazzi devono poter fare chiasso e divertirsi. Ma non doveva essere concesso loro di farlo a poca distan- za dalle residenze familiari. Così prima sono scappate le famiglie e adesso anche i giovani. Per questo la battuta di arresto nella storia di crescita di Gallipoli è meritata. Ma ci si può riprendere». La ricetta è facile a dirsi, più difficile da applicarsi: «Dovranno passare 3-4 anni — conclude Buttiglione — e oltre alla previsione di aree separate per i divertimenti diurni e notturni, occorre una maggiore cooperazione tra gli esercenti e i Comuni dell’area. Un centro di 20 mila abitanti come Gallipoli non può garantire servizi a 1 milione di persone, nei mesi estivi, senza il sostegno degli imprenditori turistici e senza un coordinamento tra i Comuni. Come avviene in Romagna, dove Rimini è solo il centro più importante di un sistema che va da Milano Marittima a Pesaro».