Orson Welles e i dipinti, l’arte nascosta di un genio
Nella celebre replica con cui Orson Welles ironizzava sullo scarsissimo uditorio che era venuto ad ascoltarlo («Voi siete così pochi e io sono così tanti: attore, sceneggiatore, produttore, regista di cinema, uomo di teatro, scrittore, traduttore, oratore, giornalista…») non ricordo se avesse aggiunto anche la qualifica di «pittore». Avrebbe tranquillamente potuto, vista la gran mole di disegni e dipinti prodotti in vita e che sono esposti fino al 23 settembre alla Summerhall di Edimburgo (info@summerhall.co.uk) e anche al centro del film The Eyes of Orson Welles, in uscita nei cinema inglesi il 17 agosto. All’origine di entrambi, insieme alla figlia di Welles, Beatrice, c’è il saggista e regista Mark Cousins, già autore di una fortunata Storia del cinema. Un’odissea ben conosciuta anche in Italia.
Che Welles dipingesse non era un segreto. Nel numero speciale di Vogue per cui aveva fatto il «direttore» negli anni Sessanta, aveva pubblicato molti disegni, uno dei quali — nei panni di un re accigliato e minaccioso è anche in mostra a Edimburgo. Ma Cousins ha potuto vedere, filmare e (parzialmente) mettere in mostra una produzione sterminata, che andava dai disegni giovanili alle improvvisazioni con cui decorava le lettere (straordinario il malinconico diavoletto blu