Corriere della Sera

Shade: i miei colleghi rapper fanno i bulletti delle medie

Musicista (e doppiatore): «Racconto la quotidiani­tà dei ragazzi»

- Barbara Visentin

«T anto web, tanti social, tanto Whatsapp». C’è «il mondo che ci circonda» nelle canzoni di Shade, tormentoni super orecchiabi­li in cui è dipinta la vita dei ragazzi al tempo di Instagram. E Amore a prima Insta è proprio il titolo dell’ultimo successo di questo trentenne poliedrico e amante dei giochi di parole, nato come freestyler e poi diventato rapper, attore, doppiatore.

«Mi piace fallire in tanti modi diversi», dichiara su Twitter, ma la sua ironia e i modi da anti-rapper un po’ imbranato gli hanno portato bene: le sue hit più famose veleggiano su Youtube fra i 35 milioni di visualizza­zioni di Bene ma non benissimo e i 79 milioni di Irraggiung­ibile. Amore a prima Insta segue a ruota: ha 15 milioni di visualizza­zioni e si infila in testa a suon di like, superzoom e no filter. Il testo, per chi non è pratico di Instagram, è indecifrab­ile, ma «i ragazzi ci si rispecchia­no», constata Shade, all’anagrafe Vito Ventura. «I social sono la quotidiani­tà. Racconto quel che vivo». Così, grazie a Instagram, conquistar­e una ragazza «è diventato una cavolata: un messaggio direct, mettere segui, qualche like». Più semplice «ma anche più effimero», puntualizz­a, perché è «un carnaio» e i social vanno usati «senza esagerare». Sul web c’è sempre chi critica: «Trovare qualcuno Successi Chi è Shade, nato come freestyler, poi rapper, doppiatore e attore, ha pubblicato a giugno il singolo «Amore a prima Insta»

● Shade, vero nome Vito Ventura, è nato a Torino e ha 30 anni. Su Youtube ha 35 milioni di views per «Bene ma non benissimo» e 79 milioni per «Irraggiung­ibile» da odiare è semplice, vedi la politica». Non si tratta solo ragazzini, però: «Ho haters di 40-50 anni su Facebook. Non capisco chi passa la vita a insultare un ragazzo. Non sono un esempio negativo».

Al contrario, è ben distante dai canoni del rapper: «Arrossisco, balbetto, sono incasinato con le ragazze… Non sopporto gli artisti che devono far vedere che guadagnano più di te o si vestono con cose costose. Mi sembra di rivedere i bulletti delle medie». Il riferiment­o non è casuale: Shade ha girato un film sul bullismo (Bene ma non benissimo, debutto alla regia di Francesco Mandelli), spinto dalle sue vicende personali: «Alle medie venivo bersagliat­o, è stato un periodo buio. Spero che altri trovino il coraggio di dire “basta”». La sua rivincita è arrivata grazie all’ironia «perché se vedono che non sanguini, è inutile che ti sparino».

La stessa ironia che usa nelle molteplici facce del suo lavoro. Come doppiatore, Shade ha lavorato in serie come South Park e reality come Geordie Shore. Sul fronte musica, ha pronto il nuovo album, in uscita in autunno. Il genere lo chiama hip pop «come la playlist di Spotify in cui finisco sempre»: un incontro fra rime e melodia che «piace perché non usa cliché, tante volte il pop all’italiana ha un po’ la polvere del testo scritto dall’autore. Artisti come me o Coez raccontano cose vere».

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