La nuova vita di Federica
La Pellegrini alla prima grande gara dopo l’addio ai 200
Se i trent’anni sono i nuovi diciotto, come dice lei, allora i cento sono i nuovi duecento? L’equazione è affascinante, ma fuorviante. Federica Pellegrini che festeggia il compleanno come una ragazzina in una vasca da bagno fra i palloncini colorati che cosa farà nella vasca di una piscina nella prima grande gara della sua ennesima nuova carriera? «Questo è un anno di transizione», ripete lei a chi le chiede se saranno possibili imprese di sapore antico. E dunque chiariamolo subito, per anticipare la critica senza senso di chi concepisce lo sport solo come vittoria: nei 100 stile libero agli Europei di Glasgow Fede punta a entrare in finale.
Stamane in batteria cercherà le cosiddette sensazioni, nel pomeriggio inseguirà il tempo per stare nelle prime otto. Nel ranking europeo stagionale è settima e lì, più o meno, vorrebbe rimanere. Poi domani vedrà il da farsi. «Le sensazioni sono confortanti», ha detto dopo le prime due uscite nella 4x100 stile e nella 4x200 stile mista. Dunque, buon segno.
Questa è una nuova geografia agonistica, mentale e emotiva cui Federica sembra essersi abituata senza problemi. «Stare dei giorni senza nuotare quest’anno non è neanche stato così brutto. Di sicuro, è stato meno traumatico del previsto». Succede, quando dopo una vita a macinare chilometri in piscina ti affacci più attentamente sulla vita di fuori. Il nuoto resta la passione più calda di Federica, ma anche il resto non sembra male. Nel suo caso, è servita soprattutto l’esperienza in tv in «Italia’s Got Talent»: «Mi ha aiutato a impormi di staccare la spina». Coerente con ciò che spiega il suo tecnico Matteo Giunta: «Questa stagione aveva come obiettivo quello di farle recuperare un po’ di energie, considerando quelle che aveva speso nelle precedenti...».
Resta, ed è un’altra appassionante faccenda, l’incognita tecnica. Strutturalmente Federica è sempre stata una meravigliosa creatura da 200400. Dei primi detiene ancora il record del mondo in 1’52”98, dei secondi quello europeo (che fu anche mondiale) in 3’59”15. Nei 100 invece il suo personale 53”18 è molto lontano dalle migliori interpreti mondiali e la frazione lanciata nella 4x100 di venerdì (53”59) ha confermato la profonda distanza dalle big come Bonnet (52”20), Hemskeerk (52”33) e Blume (52”83), senza contare la primatista mondiale (in 51”71) Sjoestroem, che non ha nuotato la staffetta.
Ci sta. Nelle due vasche servono infatti differenti velocità di base, frequenza di bracciata e attitudine tattica, perché qui la famosa strategia dell’attesa che nei 200 ha reso epiche le sue accensioni nella terza vasca e le rimonte nella quarta non può funzionare. Aspetti che vanno costruiti e allenati.
Ma alla fine anche questo rende bene il senso della doppia sfida intrapresa da Federica. Sfida tecnica, perché cercare una nuova dimensione a 30 anni è il segno di una curiosità e di una motivazione esemplari. Come dire che c’è sempre qualcosa dopo la perfezione. Magari anche ripartire da zero. Sarà per questo coraggio che la nuova generazione delle Quadarella-cusinato-panziera l’ha eletta a
dSenza assilli
Non dite che se non vinco sono finita... È solo un anno di transizione, mi basta entrare in finale modello, rendendola piuttosto fiera: «Sì, mi seguono...».
E sfida personale, perché combattere contro lo scetticismo diffuso è sempre stata la sua cifra ideologica. «Non dite che se non vinco gli Europei sono finita…». Federica non deve dimostrare più nulla e dopo l’oro mondiale dei 200 stile nel 2017 (quello dell’«adesso sono in pace con me stessa») ha il diritto di nuotare solo per divertimento: «Sono finalmente spensierata — disse un anno fa il giorno dopo il capolavoro —. Quello che volevo fare l’ho fatto e quello che verrà d’ora in poi andrà bene comunque. Ora voglio godermela». Senza contare che la sua quinta Olimpiade a Tokyo 2020, come dice la matematica, è fra due anni. Per allora, le cose cambieranno. Nei 100 adeguatamente affinati oppure, ma questo non diteglielo neanche per scherzo, di nuovo nei 200…