Corriere della Sera

No di Unicredit a Facebook

Balzo del 15,3% dei profitti semestrali. Mustier: avanti con il piano

- di Daniele Manca

Una scelta forte quella di Unicredit. La banca non usa più Facebook. Perlomeno fino a quando il social network non avrà un « comportame­nto etico » . A rivelarlo il numero uno Jean Pierre Mustier.

MILANO Nel secondo trimestre del 2018 Unicredit ha realizzato un utile netto di 1.024 milioni di euro, che porta il totale della prima metà dell’anno a 2,136 miliardi, in crescita del 15,3% rispetto al medesimo semestre del 2017.

Lo sprint dei conti, con risultati superiori alle atte sedegli analisti, ha spinto ieri il titolo in Borsa, con guadagni sempre superiori all’ indice della piazza di Milano e un progresso che ha più volte sfiorato il 4%, prima di chiudere a 14,79 euro (+ 2,88 su base percentual­e). L’archiviazi­one del semestre è stata anche l’occasione per porre l’accento su alcuni riflessi, dina tur apolitico- economica, che hanno condiziona­to il bilancio di metà anno. È il caso dello spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Unicredit, che nei secondi tre mesi dell’anno ha aumentato la propria esposizion­e sui titoli emessi dal governo di Roma, portandola da 42 a 44,6 miliardi, ha visto compressa la propria solidità patrimonia­le a causa di uno spread ormai stabilment­e in area 250 punti. Così il Cet1 ratio, il principale indicatore della solidità di una banca, è sceso di 56 punti base rispetto al 31 marzo scorso, al 12,51%, comunque in linea con le attese di fine anno espresse nel piano industrial­e in essere. Dei 56 punti di fles- sione, 30 sono direttamen­te riconducib­ili alla performanc­e dei Btp.

Nell’analisi del periodo, a livello di divisioni di business, l’italia ha fatto nettamente meglio di tutti gli altri maggiori mercati di riferiment­o. La focalizzaz­ione sul territorio domestico, a fronte di un calo dei ricavi a 3,751 miliardi (- 1,5 per cento), ha portato il risultato netto ad aumentare del 17,4 per cento a 748 milioni, mentre in Germania, dove i ricavi sono sostanzial­mente diminuiti (- 12,2%) il risultato è crollato a 142 milioni dai precedenti 350 (- 59,6%). In Austria situazione ugualmente complessa: risultato in calo del 25,5% a 209 milioni, mentre la Cib, la divisione Corporate and Investment banking, ha visto il risultato netto in calo del 25,8 per cento a 559 milioni dai precedenti 753. Confermai nvece il trend positivo l’ area dell’ Europa centrale e dell’ Est ( Cee), con ricavi in crescita a 2,155 miliardi (+ 4,7%) e risultato netto in progresso del 14,6 per cento a 887 milioni.

Jean Pierre Mustier, ceo del gruppo, nel commento ai conti non ha voluto aggiungere particolar­i alla causa – civile e penale – che Unicredit ha avviato contro Caius capital sui titoli cashes emessi dalla banca nel 2008, mentre ha rilasciato un secco commento su Facebook dopo la vicenda legata a Cambridge Analytica: « Abbiamo interrotto tutta la pianificaz­ione pubblicita­ria su Facebook a seguito dei recenti episodi e alla reazione che l’azienda ha avuto. Unicredit non usa Facebook per ordine del ceo» , ha scandito Mustier, sottolinea­ndo che l’ istituto « prende molto sul serio l’etica del business » e che Unicredit « non condivide i suoi dati con nessuno » .

Quanto all’ipotesi di un’uscita anticipata dal patto che governa Mediobanca, ha sottolinea­to come questa sia « un investimen­to finanziari­o e, in quanto principali azionisti, è per noi estremamen­te importante che abbia successo. Decideremo cosa fare a tempo debito » . Infine, è risultata in migliorame­nto la qualità dell’attivo, dopo la cessione per 1,4 miliardi di crediti deteriorat­i. Le esposizion­i deteriorat­e ( Npe) del gruppo ammontano ora a 42,6 miliardi, che diventano 16,7 consideran­do i valori netti. Le sofferenze lorde ammontano a 24,1 miliardi, coperte al 73,5%.

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