Corriere della Sera

Braccianti ancora stipati nei furgoni Il giorno dopo non è cambiato nulla

- dal nostro inviato a Foggia Michelange­lo Borrillo ( foto Ansa)

Non lochi amano più Gran Ghetto. Solo Ghetto, che volendo è anche peggio. Ai piedi del Gargano, il promontori oche dividei campi del Tavoliere delle Puglie—popolato da braccianti—dalle spiagge estive — affollate di turisti —, vivono in mille. Quando il Ghetto era grande, erano il doppio, 2 mila schiavi dei campi. Ma dopo il devastante incendio del 2017, durante il quale morirono due migranti, fu sgombrato. Pochi mesi dopo è riapparso a qualche centinaio di metri di distanza, sempre a ridosso della Statale 1 6 che collega Foggia a San Severo. Stesse baracche, stesse roulotte. E stessi furgoncini bianchi che vanno e vengono. « Non sono dei caporali, sono di amici » , raccontano quei pochi che parlano. Non dicono la verità, perché i veri amici non pretendono 5 euro per accompagna­rti sul luogo di lavoro. Nel Ghetto tornavano, dopo una giornata di lavoro, i 12 braccianti africani morti nell’incidente stradale di lunedì.

L’inferno del Ghetto

Il Ghetto è popolato soprattutt­o da giovani centroafri­cani: 20 anni, massimo 30, devono essere giovani e forti. Provengono dal Senegal, dal Mali, dal Ghana. Nei furgoni — nel caldo della provincia più torrida d’italia ( fino a 47 gradi in estate, soltanto Siviglia e l’andalusia, in Europa, raggiungon­o quelle temperatur­e) — si stipano anche in venti, sulle panche di legno, in spazi che potrebbero contenere al massimo 8 persone. « Ma oggi, dopo l’ incidente, siamo tutti qui, non siamo andati a lavorare » . E anche questa non è la verità.

Il giorno dopo la strage

Lo sfruttamen­to nei campi non si ferma, neanche dopo che 12 amici di sventura sono morti sulle strade infuocate del Tavoliere.

Lo testimonia il blitz fatto ieri mattina, nella prima alba dopo la strage sull’asfalto, dai carabinier­i del comando di Foggia nelle campagne di Trinitapol­i: erano in 15 in un furgoncino, con targa bulgara, forse rubato, che ne poteva trasportar­e al massimo 8. Originari del Mali e del Ghana, avevano già percorso un centinaio di chilometri quando, accortisi dei carabinier­i, hanno cominciato a scappare nei campi, impauriti. In 6 sono stati fermati, gli altri sono fuggiti tra le vigne.

« Ieri — spiega Marco Aquilio, comandante provincial­e dei carabinier­i di Foggia — è stato un giorno come un altro, non si fermano mai. E percorrono tanti chilometri su furgoncini senza sedili, con panche in legno, senza aria condiziona­ta. Per questo, al ritorno, dopo una giornata di fatica, sono stanchissi­mi e rischiano malori e colpi di sonno » . Al tramonto, infatti, c’è lavoro anche per i poliziotti dell’anticrimin­e di San Severo ( istituita due mesi fa per contrastar­e la mafia foggia- na), sulla stessa Statale, la 16, dell’incidente di lunedì: « Abbiamo effettuato il sequestro di un mezzo — spiega Daniela Di Fonzo, dirigente del reparto Anticrimin­e della questura di Foggia—che viaggiava senza assicurazi­one. E anche la patente del conducente non era valida » .

I caporali arrestati

Da ottobre a oggi, negli ultimi 10 mesi, sono state effettuate, in Capitanata, 75 operazioni straordina­rie interforze di prevenzion­e sulla circolazio­ne dei mezzi: sono stati controllat­i 1.742 veicoli, 1.678 persone, sequestrat­i 1 47 automezzi con 20 denunce e 4 caporali arrestati, tutti stranieri. «Positivo il fatto che aumentino i controlli sui mezzi— spiega Daniele Iacovelli, segretario generale della Cgil di Foggia — ma adesso anche le aziende che utilizzano quei furgoncini devono uscire allo scoperto. Se hanno bisogno di aiuti economici per sostenere il trasporto dei braccianti, lo dicano. Ma non si affidino ai caporali » . Sulla rete delle aziende per le quali lavoravano i 12 braccianti morti sta indagando il procurator­e di Foggia, Ludovico Vaccaro, con due inchieste in parallelo, una per accertare la dinamica del terribile incidente stradale, l’altra per capire se c’è stata una intermedia­zione illecita nel lavoro, ovvero se c’è stato sfruttamen­to dei lavoratori: « Ne ho viste tante nella mia vita, però vedere 12 corpi più due feriti, stipati all’interno di un furgone, con mani e braccia spezzate, mi ha sconvolto » . E pensare che il loro sogno, spezzato, era solo ritornare in un Ghetto.

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Il luogo Un’immagine del Grande Ghetto di Rignano Garganico, sgombrato nel 2017 dopo un grave incendio che costò la vita a due migranti. Adesso ne è sorto un altro poco lontano, dove vivono un migliaio di persone
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Il blitz I controlli dei carabinier­i ieri mattina nelle campagne del Foggiano e uno dei furgoni dei braccianti

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