Corriere della Sera

UN NUOVO PATTO (SENZA MURI) SUL BENE COMUNE

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Pubblichia­mo il « manifesto » dell’intergrupp­o parlamenta­re per la sussidiari­età, iniziativa nata per stimolare dibattito e confronto su questi temi e a cui aderiscono oltre duecento tra deputati e senatori di tutti gli schieramen­ti politici.

Nessun uomo ( e nessun Paese) è un’isola. L’italia non sfugge a questa regola. La situazione internazio­nale di interdipen­denza vede il protagonis­mo di nuovi Paesi sulla via dello sviluppo. Bisogna prenderne atto, pena una perdita di ricchezza e reddito con conseguenz­e sul piano del welfare e della povertà.

Se l ’ Italia non imbocca la via dello sviluppo, si impoverirà. Senza sviluppo i giovani non avranno lavoro, né reddito, né pensione.

Da dove ripartire?

La nostra storia ci indica il metodo: il patto per il bene comune stretto tra forze politiche e soci alido pola Seconda guerra mondiale, il compromess­o virtuoso da cui sonona ti Repubblica, Costituzio­ne e boom economico. Protagonis­ti furono partiti, imprese e corpi intermedi, luoghi fisici dove la gente aggrega e viene educata a confrontar­si per il raggiungim­ento di un bene comune. Oggi sono in crisi, autorefere­nziali e corporativ­i.

Viviamo in una società sempre più« individual­izzata» ed isint erme diata, che non favorisce la costruzion­e di senso e il rafforzame­nto dei valori condivisi. C’è un vuoto in cui « ogni giorno di più il desiderio diventa esangue » , essendo invece il desiderio « la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita »( Rapporto Censis 2010). Se la capacità imprendito­riale non cresce, se nel pubblico si cerca solo il posto fisso, se la solidariet­à viene meno, se la voglia di politica non c’è, è perché il desiderio non diventa azione sociale. La spinta propulsiva sullo sviluppo in Italia è venuta meno perché è venuto meno l’ io, che ha nel desiderio l’espression­e « del suo bisogno e la volontà di superare il vuoto » . Si è affermato un io iper- individual­ista, slegato dalle appartenen­ze comunitari­e, incentrato su se stesso e su un eterno presente che mette a rischio la tenuta della collettivi­tà e l’idea di futuro. Un io privato di un orizzonte di senso e di legami sociali.

Le classi dirigenti hanno oggi la responsabi­lità di convergere verso un nuovo patto per il bene comune. Negli ultimi anni è successo l’opposto. Si è delegittim­ato l’avversario e incentrato il conflitto politico su uno scontro tra singole personalit­à, depotenzia­ndo ruolo e percezione dell’importanza dei corpi intermedi e della rappresent­anza.

Non serve ulteriore discredito su tutto e tutti, bensì dialogo e collaboraz­ione tra forze diverse ma capaci di proporre al Parlamento soluzioni condivise. Occorre, come ha detto il presidente Mattarella al Meeting di Rimini nel 2015, « recuperare interament­e il senso del vivere insieme» perché « le grandi sfide di oggi si possono affermare e governare soltanto ricercando e trovando politiche comuni e impegni condivisi » .

Dialogo e incontro: è questo, fin dal suo inizio nel 2003, il metodo dell’ Inter- gruppo per la sussidiari­età. Imprese, Sud, educazione, welf are, istituzion­i sono i contenuti di questo dialogo. Il sistema produttivo italiano va rinnovato, non rottamato né snaturato. Le piccole e medie imprese di qualità, la loro flessibili­tà e capacità di innovazion­e, sono un attore non sostituibi­le dalla grande impresa. Nella sfida sussidiari­a per aumentare la competitiv­i- tà va superato il sistema di incentivi a pioggia con politiche che premino chi innova, fa formazione, esporta e crea occupazion­e, tutelando dalla contraffaz­ione i prodotti simbolo di qualità.

Il Sud non è la periferia del Nord Europa e dell’italia. È il centro geopolitic­o, sociale, culturale ed economico di una delle aree di maggiore interesse al mondo, il bacino del Mediterran­eo. Il potenziame­nto di Suez e la crescita del Far East lo ricollocan­o al cuore delle strategie marittime internazio­nali. Le sue università possono essere luoghi di formazione per i giovani dei Paesi rivierasch­i. Può avere un’agricoltur­a di qualità. È luogo naturale di un turismo d’alto livello internazio­nale. Vanno difese le grandi imprese e sviluppate­le piccole e medie che in settori specializz­ati reggono la concorrenz­a internazio­nale.

L’educazione oggi è la sfida cruciale dei governi. Spendiamo il 3,7% del Pil contro una media Ocse del 4,8. I ragazzi vanno rimessi al centro dell’azione formativa, valorizzan­do l’autonomia delle scuole in un sistema di effettiva parità scolastica, coinvolgen­do i territori e le realtà sociali. Occorre nuova formazione profession­ale.

Nel nostro sistema di welfare pubblico e privato cercano di integrarsi per affrontare adeguatame­nte i crescenti rischi e bisogni sociali a cui sono esposti i cittadini. Occorre continuare in un approccio partecipat­ivo delle realtà non prof i te non indulgere in misure assistenzi­alistiche.

Pubblica amministra­zione, forma di governo e autonomie. Torniamo a confrontar­ci sul superament­o della fallimenta­re logica dell’uniformità e del centralism­o a favore di un regionalis­mo differenzi­ato e sul progetto di federalism­o fiscale. Sono sfide da affrontare insieme nel dialogo all’interno delle istituzion­i. Dialogo che, pur partendo da ( e restando su) posizioni politiche diverse, trova nel principio di sussidiari­età un punto di lavoro comune.

Maurizio Lupi Mara Carfagna Ettore Rosato Fabio Rampelli Ignazio La Russa Massimilia­no Romeo Barbara Saltamarti­ni Graziano Delrio Lorenzo Guerini Simona Malpezzi Matteo Richetti Stefano Lepri Luigi Marattin Maria Stella Gelmini Anna Maria Bernini Licia Ronzulli Antonio Palmieri Guido Crosetto Gabriele Toccafondi

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( Publifoto/ Lombardia Beni culturali) Milano, 1950 Visitatori davanti alle macchine per il legno nel padiglione della meccanica della Fiera Campionari­a

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