Corriere della Sera

Cargo, manovre, aerei spia Il duello tra Teheran e Israele ora si sposta nel Mar Rosso

E i pasdaran valutano di chiudere lo «stretto del petrolio»

- di Guido Olimpio

C’ è una nave, in apparenza un innocente cargo, in mezzo al Risiko che oppone Usa, Israele, regimi del Golfo e l’iran. La Saviz è da mesi nelle acque del Mar Rosso, a nord di Bab el Mandeb. È stata segnalata, fotografat­a e monitorata dall’ int el ligen ce, ma anche dagli es pertiche hannos fruttato al meglio le fonti aperte garantite dal web.

In passato i sauditi l’hanno accusata di aver trasferito armi agli insorti sciiti dello Yemen, gli Houti, avversari della coalizione guidata da Riad. Più di recente è stata sospettata di aver assistito gli insorti in un presunto attacco condotto contro una petroliera dell’arabia Saudita. Episodio controvers­o che tuttavia ha spinto la monarchia sunnita a lanciare l’allarme sui rischi per una rotta commercial­e primaria.

È possibile—h ascritto l’ es pert oH. I.Sutto n—chela Saviz si tenga in queste acque con compiti di spionaggio. Tiene d’occhio il traffico marittimo, fornisce dritte ai ribelli yemeniti protagonis­ti in passato di azioni clamorose, con l’uso di missili e imbarcazio­ni riempite d’ esplosivo. Colpi contro la flottiglia schierata da Arabia ed Emirati, scontro impari — viste le forze impiegate — ma che ha riservato brutte sorprese per l’alleanza messa in piedi da Riad. Non poche le perdite tra i militari, però più alte quelle dei civili yemeniti, vittime del conflitto falciate a migliaia dalle bombe.

Sempre la Savizpotr ebbe spiare lo scalo di Assab, in Eritrea. Dal 2015 ospita una base importante degli Emirati, una piattaform­a dal quale partono missioni militari nello Yemen. Il porto, insieme aquell osomalo di Berbera, e a punti d’appoggi minori rappresent­a una collana di installazi­oni messe in piedi dai militari emiratini, una strategia ambiziosa sorretta da finanziame­nti importanti. C’è poi il timore del rilascio di mine navali, peraltro già presenti lungo la costa, la ripetizion­e di quanto avvenne a metà degli anni 80 quando numerosi ordigni furono « sganciati » sulla via d’acqua — si disse — da un finto pescherecc­io. Indiscrezi­oni sulle quali comunque pesa la propaganda di tutti i protagonis­ti.

In questo le petro- monarchie non sono le sole a giocare. Anche Israele si è inserito. E non poteva mancare, vista la sfida prolungata con Teheran. Gli israeliani hanno le loro pedine nel Corno d’africa e vogliono, a loro volta, bilanciare le mosse dell’iran. Il premier Netanyahu, solo pochi giorni fa, ha ammonito che qualsiasi tentativo khomeinist­a di bloccare lo stretto di Bab el Mandeb provocherà una reazione internazio­nale alla quale Gerusalemm­e aderirà. Il 5 agosto, un appassiona­to di temi aeronautic­i ha rilevatolo stranovo lodi una formazione israeliana: 2 aerei per lo spionaggio elettronic­o e altrettant­i velivoli da rifornimen­to si sono diretti verso le acque dello Yemen, quindi – dopo sei ore – sono rientrati. Non è chiara quale sia stata la loro missione, ma certamente ha suscitato interesse e illazioni. Anche perché la cornice internazio­nale si presta.

Washington ha annunciato nuove sanzioni contro gli iraniani, presto ne seguiranno altre. I pasdaran, secondo una dialettica consolidat­a, hanno minacciato la chiusura di Hormuz in nome dello slogan « il petrolio è per tutti o per nessuno » . Quindi hanno lasciato spazio alle evoluzioni di unità navali nel Golfo Persico proprio per rimarcare che non si faranno intimorire dalle minacce esterne. Toni alti dopo il classico gioco della carota e del bastone di Donald Trump, che ha ventilato un summit con il presidente Rouhani ma ha poi picchiato con le misure. È destino che il pendolo della crisi iraniana non si arresti mai.

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Un momento del discorso del presidente Hassan Rouhani, 69 anni, trasmesso lunedì dalla television­e iraniana, alla vigilia dell’entrata in vigore delle sanzioni imposte a Teheran dagli Stati Uniti
( Ap) In diretta Un momento del discorso del presidente Hassan Rouhani, 69 anni, trasmesso lunedì dalla television­e iraniana, alla vigilia dell’entrata in vigore delle sanzioni imposte a Teheran dagli Stati Uniti
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( foto) ha fatto lanciare più volte missili su di esse. Aziz Azbar, scienziato del regime di Assad, sarebbe stato ucciso da Israele
Conflitto Teheran ha diverse basi militari in Siria con cui sostiene Assad. Benjamin Netanyahu ( foto) ha fatto lanciare più volte missili su di esse. Aziz Azbar, scienziato del regime di Assad, sarebbe stato ucciso da Israele

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