Corriere della Sera

Maud, l’odissea di una nave Torna a casa 100 anni dopo

Varata da Amundsen, affondò nel 1930. Ora è stata «resuscitat­a»

- di Marta Serafini

Èstata intrappola­ta nel ghiaccio, pignorata, affondata. E ora, dopo cento anni, è riuscita a tornare a casa. Trentadue metri e mezzo di quercia, 385 tonnellate di peso, tre alberi, quando la Maud « nasce » il 7 giugno 1917, viene battezzata con parole che risulteran­no profetiche: « Tu sei fatta per il ghiaccio. E nel ghiaccio trascorrer­ai i migliori anni della tua vita » . A vararla e a progettarl­a è l’ esplorator­e norvegese Roald Amundsen il cui nome già all’epoca ha letteralme­nte fatto il giro del mondo.

Amundsen vuole la Ma ud per un motivo ben preciso: dopo essersi aggiudicat­o il primato di esplorazio­ne del Polo Sud, vuole conquistar­e anche il Polo Nord. Per l’impresa ha bisogno di un’imbarcazio­ne in grado di resistere a tutto: tempeste, imprevisti, sfortuna. E al freddo.

Il luglio dell’anno successivo la Maud lascia il porto di Asker, vicino ad Oslo. Perpa uradei sottomarin­i tedeschi impegnati nella prima Guerra Mondiale, Amundsen decide di fare rotta per lo stretto di Bering. Ma fa male i calcoli. E la Maud rimane bloccata nei ghiacci per due lunghi anni. Sono momenti complicati. Lo stesso Amundsen rischia di morire prima sbranato da un orso polare e poi soffocato dal monossido di carbonio mentre effettua dei rilievi scientific­i coperto da una tenda non ventilata. Quando finalmente, il 27 luglio del 1920, l’imbarcazio­ne arriva a Nome in Alaska, è la seconda nave ad aver percorso il mitico Passaggio a Nord- Est. Ma il Polo Nord rimane un miraggio. Dopo due nuovi tentativi la Maud è allo stremo delle forze. Così Amundsen abbandona la spedizione nel 1925.

Il veliero viene requisito dai creditori a Seattle e viene venduto all’asta. È l’inizio di una nuova vita e la Maud ( chiama- ta così in onore della regina norvegese), dopo essere stata acquistata dalla Hudson Bay Company per rifornire i suoi avamposti artici, viene ribattezza­ta Baymaud e viene usata come stazione meteo. Una vita più tranquilla, insomma. Ma nell’inverno del 1930, a causa di un falla, affonda nella Cambridge Bay in Canada.

Sembra la fine. Ma la Maud non è il tipo di nave che molla tanto facilmente. Per oltre 88 anni il relitto rimane lì, con una piccola parte che affiora dalle acque gelide. Ed è proprio il ghiaccio a tenerla in vita impedendon­e la distruzion­e totale. I turi stie i residenti della Cambridge Bay ci siaff ezionano. Male i appartiene. almeno simbolicam­ente, alla Norvegia.

Passano gli anni. Fino al 2016 quando tre fratelli norvegesi si mettono all’opera per recuperare il relitto. Convincono i canadesi a lasciare andare la Maud che viene acquistata dal comune di Asker per la cifra simbolica di un dollaro. Il team di Jan Wanggard, responsabi­le del progetto, lavora duro per tre settimane. E la Maud torna a galleggiar­e. « Si è salvata grazie alla sua forma d’ uovo », spiegherà Wanggard. Poi, nell’ agosto 2017 inizia il viaggio verso casa. « È stato surreale, come se la storia si fosse congelata » , spiega il diario di bordo.

Grazie ai galleggiat­i il relitto procede. Fino a lunedì scorso, quando la Maud è entrata nel porto di Bergen, là vicino alle baie dove « papà » Amundsen l’aveva messa al mondo e dove sarà esposta ai visitatori. Come una vera regina dei ghiacci.

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 ??  ?? Come un uovo La Maud fu progettata per navigare tra i ghiacci. Sopra il relitto ( Maudreturn­shome, com)
Come un uovo La Maud fu progettata per navigare tra i ghiacci. Sopra il relitto ( Maudreturn­shome, com)

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