Corriere della Sera

Vincenzo e Barbara gli alpinisti esperti traditi dalla Val Ferret

Il figlio: «Era il loro paradiso». Lui aveva scalato l’everest

- di Sara Bettoni

Sull’everest con la prima spedizione italiana di Guido Monzino, nel 1973. E poi via a sfidare il Bianco, il Cervino e il Bernina a fianco di alpinisti profession­isti. La montagna che tanto amava l’ha tradito lunedì pomeriggio. Vincenzo Mattioli era di ritorno con la sua Barbara dalla passeggiat­a mattutina in Val Ferret, vicino a Courmayeur, in Valle d’aosta. Alle 15 la chiamata, l’ultima, al figlio Simone che lavora a Napoli. « Mi hanno detto che stavano rientrando per via del brutto tempo » racconta il ragazzo. La coppia di milanesi, 71 anni lui, 69 lei, decide così di avviarsi alla Panda gialla per fare ritorno alla casa che hanno da 15 anni a Mo rg ex. Comprata con l’ arrivo della pensione, « il loro piccolo paradiso per rilassarsi » .

C’è un video che cattura gli ultimi istanti dei Mattioli, realizzato poco prima delle 18 da alcuni ragazzi che sono sopravviss­uti alla frana scesa nella zona di Planpincie­ux. Si vede la portiera aperta, Barbara forse sta scendendo dall’auto per proseguire a piedi, la strada che attraversa la valle è già bloccata: il nubifragio ha provocato un piccolo smottament­o. Poi dal fianco della montagna iniziano a crollare grossi massi e fango. « Una colata detritica» dicono gli esperti. E la Panda viene spazzata via. È stato Simone ad allertare i soccorsi, quando alle 20 di lunedì i genitori ancora non rispondeva­no alle chiamate sue e della sorella Emanuela. « Mi sono preoccupat­o perché sapevo del brutto tempo » . Il corpo del papà viene ritrovato e recuperato in serata. La mamma solo ieri mattina, sotto la vettura semidistru­tta.

Al quartiere Bovisasca, Nord di Milano, i Mattioli abitano da 45 anni. Il loro appartamen­to è al quarto piano di via Assietta, al 31: un condominio elegante costruito ai tempi dalla Montedison per i dipendenti. Ieri all’alba i vicini di casa già si scambiavan­o messaggi e si comunicava­no l’un l’altro la tragedia. « Enzo andava per i monti come un cerbiatto » ricorda Cesare, che con quella famiglia ha condiviso t ante vacanze. Barbara aveva lavorato al liceo paritario Fermi come insegnante di

religione e negli ultimi mesi collaborav­a con il cineforum vicino alla scuola. Alla Bovisascal­asi vedeva sempre in chiesa col marito o in oratorio per i corsi di ginnastica per gli anziani, o ancora raccoglier­e fondi per salvare la cappellett­a medievale di San Mamete. Ma appena possibile scappavano a Morgex, ad assaggiare la fatica delle salite.

« La frana li ha colti impreparat­i — riflette Simone —, quella è una zona che considerav­ano sicura. Solo pochi metri e i sassi avrebbero potuto spazzare via un intero campeggio, facendo una strage. Con mia sorella vogliamo procedere per vie legali. Nell’area non ci sono né cartelli di pericolo né barriere di protezione » . Si stima che siano scesi 25 mila metri cubi di detriti che hanno invaso la strada. Serviranno dieci giorni per ripristina­re la viabilità nella valle, evacuata per sicurezza. Oltre 400 le persone sfollate dai soccorrito­ri. Sul caso indaga la Guardia di Finanza di Entrèves. « La montagna non è più quella di una volta — dice Simone — con il caldo anomalo i ghiacciai si sciolgono e possono creare problemi. La morte dei miei genitori deve servire ad alzare il livello d’attenzione » . Enzo e Barbara riposerann­o nel loro paradiso. I figli pensano di lasciarne le ceneri a Morgex.

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Valle d’aosta Vincenzo Mattioli, 71 anni, e sua moglie Barbara, 69. A destra la loro auto ritrovata a Planpincie­ux, nel comune di Courmayeur
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