No alla cortesia prêt-à-porter Ascoltiamo gli altri anche se non ci conviene
In una scena di « The Square » , film tra i più interessanti del 2017, il protagonista offre un hamburger a una mendicante. Senza cipolle, chiede lei. Lui però lo prende completo. Cortesia prêt- à- porter, costa poco ed evita conflitti di coscienza. In tempi di io dilatato e litigiosità universale, la gentilezza è dote rara ma anche di facile contraffazione.
Troppo semplice andare incontro all’altro finché la sua domanda di riconoscimento non confligge con la nostra convenienza — o il nostro pregiudizio. Così al vicino di grigliata concediamo un sorriso solo finché non punta la nostra salamella. All’amico in pausa ( estiva) di riflessione sentimentale diamo retta finché non cade nella sindrome di Tonino/ Lello Arena in « Scusate il ritardo » . Poi ci sono quelli che non staccano mai dal lavoro per non rischiare una violenta crisi d’astinenza. Ti placcano all’aperitivo e passano la serata a spiegarti come combatterebbero il surriscaldamento climatico, sfonderebbero nello show business o brevetterebbero un nuovo metodo per togliere i semini senza spolpare il cocomero ma purtroppo, per loro e per noi, il sistema non li valorizza e il vicino di scrivania li tormenta. Come scrive il teologo scozzese Ian Maclaren « ogni persona che incontri sta combattendo una dura battaglia » . E allora proviamo ad ascoltare chi soffre di deficit di attenzione e a riscoprire l’interesse per l’altro, anche accettandone le mancanze.