Curriculum succinto «Solo» 3.396 parole
Per aprire solennemente il concilio ecumenico Vaticano II, Papa Giovanni XXIII usò 3.745 parole. Il minimo, dato il tema: tirare le somme di venti secoli dopo la Rivelazione. Per sintetizzare la sua vita di burocrate, il neo- Segretario generale dei Beni culturali, Giovanni Panebianco, ne ha usate 3.396. Sui bytes adoperati nel succinto curriculum, c’è anzi il sorpasso: Panebianco batte Roncalli 28.481 a 23.632. E vai!!! Mancano, è vero, i dettagli sulla nascita a Crotone, le scuole elementari che ha frequentato, le sabbie nelle quali affondò la paletta e il colore del secchiello. Ma per il resto: tutto. Spiega d’essersi laureato in Economia e commercio con 110 e lode, di esser stato « assistente volontario cattedra di diritto penale- tributario dell’accademia della Guardia di Finanza ( sede di Roma) » , di aver « ricoperto l’incarico a titolo gratuito di componente ( managing Director) del Board di Venetian Heritage » , di essere stato « Relatore al Convegno “Italy is back” svolto il 24 ottobre 2008 nell’ambito della Fiera del Turismo di Rimini » alla presenza di « autorità pubbliche, esperti Ocse, rappresentanti del turismo... » . E poi ancora d’aver avuto a Roma Tre « incarichi di docenza esterna in materia di bilancio ( ragioneria generale e applicata) affidati dall’ateneo con contratti integrativi a titolo gratuito » con la postilla che « nell’ambito del corso, sono state svolte specifiche attività seminariali » . E poi di esser stato « Supervisore per l’organizzazione della Conferenza nazionale del turismo » a Riva del Garda
( « Incarico conferito dall’autorità di Governo competente in materia di turismo in data 28 maggio 2008, ai fini della realizzazione dell’evento di rilievo nazionale... » ) . E poi « Componente del Comitato di Alto Livello del programma Ue Erasmus plus - parte sport » . E « Relatore al convegno “Arrediamo il tunnel: dalla tossicodipendenza alla clinica delle dipendenze” promosso dalla Società Italiana Patologie da Dipendenze » . E di aver partecipato a un Corso di specializzazione in Prevenzione della corruzione presso la Scuola Nazionale di Amministrazione dal 16 al 19 dicembre 2015 su quattro moduli della durata di 6 ore ciascuno » dove erano previsti « esercitazioni pratiche ed il rilascio di un attestato » . « Perdindirindina! » , direbbe Totò. Sì, vabbè, ma la cultura? Visto che sarebbe stato lo stesso Giggino Di Maio, scrive il non ostile Fatto Quotidiano, a imporlo ai Beni culturali: la cultura? Uffa! Che c’entra la cultura coi beni culturali?