Corriere della Sera

Bredamenar­inibus, l’ipotesi di Invitalia per salvare 450 posti

- Fabio Savelli

I sindacati parlano di « delusione e smarriment­o » perché il piano inizialmen­te previsto dal governo sembra « ancora molto nebuloso » . I 450 lavoratori di Bologna e Flumeri ( Avellino) attendono con il fiato sospeso. In cassa integrazio­ne da anni, con la spada di Damocle di fine dicembre quando scadranno gli ultimi sussidi. Neanche Stefano Del Rosso, amministra­tore delegato di Industria Italiana Autobus, trattiene più il disincanto con il quale è costretto ad ammettere che l’azienda rischia di dover portare i libri in tribunale dopo quattro anni di gestione poco oculata. Con un’infinita giravolta di piani industrial­i e un rilancio atteso che portava la firma dei cinesi di King Long mai arrivato e le commesse realizzate da contoterzi­sti in Turchia.

Ginepraio Industria Italiana Autobus. La società nata dalle ceneri delle vecchia Bredamenar­inibus, la storica joint- venture tra la Iveco ( gruppo Fiat) e l’allora Finmeccani­ca, rischia l’ amministra­zione straordina­ria se non interviene un immediato pi anodi rilancio. Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Mai o ha prospettat­o il controllo pubblico, tramite Invitali a, per « realizzare il polo dell’autobus italiano » puntando sui veicoli elettrici per il trasporto pubblico locale. Nelle intenzioni di Di Maio la gran parte degli enti locali dovrebbe rifornirsi dall’ex Bredamenar­ini salvaguard­ando le competenze delle maestranze. Ma alle dichiarazi­oni di intenti è subentrato lo sconforto del secondo tavolo al Mise con il quale i confederal­i hanno compreso che l’idea è soltanto sulla carta e al momento—per dirla con le parole di Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm — « regna soltanto l’incertezza » . Si moltiplica­no le voci su soci privati interessat­i al dossier. Il nome circolato con più insistenza è quello dell’ imprendito­re Valerio Gruppi on i, patron delle fonderie Sira. Il settore degli autobus, sottoposto ad una feroce competizio­ne internazio­nale, non è proprio quello di Gruppioni e per questo i sindacati storcono la bocca.

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