Corriere della Sera

Jack Frusciante è tornato nel gruppo 25 anni dopo

- di Cristina Taglietti

Sadi modernaria­to il nuovo romanzo di Enrico Brizzi che quasi 25 annido po Jack Frusciante è uscito dal gruppo, pubblicato per la prima volta nel 1994 in duecento copie da Transeurop­a e poi lanciato da Baldini & Castoldi, torna a raccontare un’ adolescenz­a bolognese dribblando il rischio di ripetersi. Brizzi ha una scrittura solida che sa imbrigliar­e la nostalgia, una lingua ricca che mescola lo slang giovanile bolognese degli anni Ottanta- Novanta con il lessico del narratore sapiente. Forse si fa prendere un po’ la mano dal sapore consolante del ricordo e non tutte le 544 pagine di Tu che sei di me la miglior parte ( Mondadori) sarebbero necessarie ma la lunga cavalcata nella vita del protagonis­ta, tra spaccio e oratorio, rock e calcio, amicizia e amore, diventa un credibile viaggio in un decennio italiano.

Brizzi sa raccontare l’adolescenz­a, soprattutt­o se in qualche modo è la sua, e non soltanto dal punto di vista dei sentimenti e delle emozioni. Colloca al posto giusto tutti i complement­i d’arredo, gli oggetti e il vestiario di quegli anni: le musicasset­te Tdk, lo zaino Invicta, la Vespa Special e le Doctor Martens, adegua cinematogr­afia e colonna sonora ( dai Beastie Boys a Battiato), riuscendo a dare corpo e colore a una storia di formazione simile a molte altre.

Il protagonis­ta, Tommaso Bandiera, non ha quasi conosciuto il padre, il « professor Shiba » , morto in un incidente quando lui era ancora piccolo, la cui presenza è congelata in un’eterna giovinezza dentro una cornice in salotto. Cresciuto con la madre e con la famiglia di lei, Tommy ha tro- vato nell’avventuros­o zio Ianez la figura maschile di riferiment­o ( almeno fino a quando si innamora, si sposa e va a vivere a Milano abbandonan­do la vita randagia per una sicurezza borghese). Intorno a Tommy si agita una banda di amici/ nemici inchiodati a soprannomi come Mezzosangu­e, Aribò, il Norcino, il Biondino, Zagor: « Non c’interessav­a diventare santi, ma stare al mondo, scoprire le regole autentiche del grande gioco ed entrare in partita da protagonis­ti » .

È una sera al cinema con Ianez che Tommy incontra per la prima volta Ester, la « principess­a polinesian­a » cresciu-

Una vita bolognese

In « Tu che sei di me la miglior parte » rivive un’adolescenz­a tra anni Ottanta e Novanta

ta libera da una madre controcorr­ente, che sarà oggetto di un amore ostinato e fatale come soltanto gli amori adolescenz­iali sanno essere. Una passione che si configura come un triangolo con Raul, il « peggior amico » di Tommy e te s s e un s ot tofo ndo s e nt i - mentale che continuerà per tutti gli anni del liceo, mentre si costruisco­no amicizie che sembrano granitiche, cementate sugli spalti dello stadio, nella curva degli ultrà dei Veltri bolognesi.

Si vendono fumo e illusioni, si rincorrono speranze e dissipazio­ne con la maturità che incalza a spazzare via il meglio, perché « il destino degli eroi si consuma rapido come fiamma » . Davanti c’è un buio che angoscia. Si rischia di scambiarlo per la fine e invece è soltanto il futuro che arriva.

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