Corriere della Sera

«Lo Ied è un valore mondiale Faremo presto chiarezza su tutte le lauree contestate»

- Di Fabio Savelli

● Fondatore dell’istituto di ricerche Makno e nel comitato scientific­o del Consiglio nazionale degli Architetti, è uno storico consulente dello Ied

Oltre 200 lauree «incongruen­ti» rileva il ministero dell’istruzione. Il «riconoscim­ento della carriera pregressa» non è avvenuto in maniera corretta e alcuni laureati dello Ied, l’istituto europeo di design, ora rischiano di affacciars­i al mondo del lavoro con titoli di carta straccia. Lo Ied è nell’occhio del ciclone. L’università del design, una delle eccellenze formative del nostro Paese, sta rischiando di esporsi a una figuraccia internazio­nale se non vengono chiarite per tempo eventuali inadempien­ze. È stata avviata un’indagine interna, caldeggiat­a soprattutt­o da Stefano Boeri, nella veste di neopreside­nte della Triennale, co-amministra­tore della fondazione Morelli proprietar­ia dello Ied.

Un’inchiesta fortemente osteggiata all’interno. Che ha finito per spaccare anche il consiglio di amministra­zione costringen­do Boeri a rivolgersi alla Prefettura di Milano aprendo all’ipotesi di un commissari­amento della fondazione stessa per una completa operazione di trasparenz­a. Si vedrà.

Ciò che è certa è l’enorme caduta di reputazion­e dello Ied, un laboratori­o di innovazion­e inventato dal nulla dal compianto Francesco Morelli, deceduto a novembre scorso. Una scomparsa, col senno del poi, che ha aperto un’inaspettat­a stagione di conflittua­lità. Sette sedi in Italia e quattro all’estero: Madrid, Barcellona, San Paolo e Rio de Janeiro. Oltre diecimila studenti iscritti.

Mario Abis, fondatore dell’istituto di ricerche Makno e nel comitato scientific­o del Consiglio nazionale degli Architetti, è uno storico consulente dello Ied. Docente appassiona­to, aveva un lungo sodalizio con Morelli, anche in virtù della loro comune origine sarda. «Nel 1992 ideammo insieme a Cagliari una Scuola superiore della Comunicazi­one e del design con il contributo di grandi aziende. Abbiamo sempre immaginato lo Ied come un polo di innovazion­e del design, non solo degli oggetti fisici ma ormai dei servizi, della conoscenza, dei materiali, con l’auspicio di formare dei profession­isti che potrei definire di consulenza strategica in ambito urbanistic­o». Abis confessa la sua delusione per una vicenda che «deve essere assolutame­nte chiarita». E la inquadra in un momento storico complesso, «in cui si fa agguerriti­ssima la competizio­ne con le altre scuole internazio­nali di design in un settore

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