«Lo Ied è un valore mondiale Faremo presto chiarezza su tutte le lauree contestate»
● Fondatore dell’istituto di ricerche Makno e nel comitato scientifico del Consiglio nazionale degli Architetti, è uno storico consulente dello Ied
Oltre 200 lauree «incongruenti» rileva il ministero dell’istruzione. Il «riconoscimento della carriera pregressa» non è avvenuto in maniera corretta e alcuni laureati dello Ied, l’istituto europeo di design, ora rischiano di affacciarsi al mondo del lavoro con titoli di carta straccia. Lo Ied è nell’occhio del ciclone. L’università del design, una delle eccellenze formative del nostro Paese, sta rischiando di esporsi a una figuraccia internazionale se non vengono chiarite per tempo eventuali inadempienze. È stata avviata un’indagine interna, caldeggiata soprattutto da Stefano Boeri, nella veste di neopresidente della Triennale, co-amministratore della fondazione Morelli proprietaria dello Ied.
Un’inchiesta fortemente osteggiata all’interno. Che ha finito per spaccare anche il consiglio di amministrazione costringendo Boeri a rivolgersi alla Prefettura di Milano aprendo all’ipotesi di un commissariamento della fondazione stessa per una completa operazione di trasparenza. Si vedrà.
Ciò che è certa è l’enorme caduta di reputazione dello Ied, un laboratorio di innovazione inventato dal nulla dal compianto Francesco Morelli, deceduto a novembre scorso. Una scomparsa, col senno del poi, che ha aperto un’inaspettata stagione di conflittualità. Sette sedi in Italia e quattro all’estero: Madrid, Barcellona, San Paolo e Rio de Janeiro. Oltre diecimila studenti iscritti.
Mario Abis, fondatore dell’istituto di ricerche Makno e nel comitato scientifico del Consiglio nazionale degli Architetti, è uno storico consulente dello Ied. Docente appassionato, aveva un lungo sodalizio con Morelli, anche in virtù della loro comune origine sarda. «Nel 1992 ideammo insieme a Cagliari una Scuola superiore della Comunicazione e del design con il contributo di grandi aziende. Abbiamo sempre immaginato lo Ied come un polo di innovazione del design, non solo degli oggetti fisici ma ormai dei servizi, della conoscenza, dei materiali, con l’auspicio di formare dei professionisti che potrei definire di consulenza strategica in ambito urbanistico». Abis confessa la sua delusione per una vicenda che «deve essere assolutamente chiarita». E la inquadra in un momento storico complesso, «in cui si fa agguerritissima la competizione con le altre scuole internazionali di design in un settore