Santamaria: «Passo qui tutte le estati»
Claudio Santamaria, 44 anni, è nato a Roma da madre lucana
L’attore Claudio Santamaria è di madre lucana e in Basilicata ha passato tutte le estati della sua vita. In più, sua moglie Francesca Barra in Lucania ci è nata. Il 21 luglio scorso, hanno scelto Policoro per rinnovare i voti di matrimonio dopo le nozze a Las Vegas celebrate a novembre 2017.
Claudio, qual è la sua Basilicata?
«Inizia quando ho un mese, sulla spiaggia di Policoro. Quello è sempre stato il mio mare, al Lido La Stiva, al Lido Heraclea. Ed è sempre stato bellissimo. Sono diventato grande fra il lungomare e la villa comunale. Ho visto lì il mio primo film, Piraña di Joe Dante, in un cinema che non c’è più».
Perché sposarsi lì?
«Per romanticismo. Io e Francesca abbiamo ballato il nostro primo lento, da ragazzini, a bordo piscina dell’hotel Heraclea. Quando ci siamo ritrovati e innamorati, abbiamo pensato che non c’era luogo migliore per sposarsi. Abbiamo scelto il resort Marinagri, sempre a Policoro, perché ci si poteva sposare in riva al mare e perché è lì che abbiamo fatto la nostra prima vacanza con i rispettivi bambini».
Un’altra meta del cuore?
«D’estate, Senise, il paesino più fresco, a 300 metri, dov’è nata mia madre e che per me è le campagne, il fiume Sinni dove andavo a passeggiare coi cugini e a mangiare i pomodori dei contadini. Come cantava Rino Gaetano: rubare le pere mature sui rami se ho fame».
Cosa consiglia a chi va in Basilicata per la prima volta?
«Di non perdersi Matera, il Vulture, che è un vulcano spento nel Melfese, i calanchi di Aliano e Castelmezzano sulle Dolomiti lucane, uno dei posti più belli del mondo, dove si può fare anche il volo dell’angelo, sospesi nel vuoto fra lì e Pietrapertosa. Bisogna andare anche al borgo diroccato di Craco, dove sono stati girati tanti film. Ovunque, ci sono ristorantini dove hanno investito anche gli stranieri e si mangia benissimo, fra scenari pazzeschi».
Che cosa manca alla Basilicata per vincere nel turismo?
«Collegamenti migliori, perché i trasporti sono quello che sono. E strutture ricettive più belle, che però è difficile incentivare se non si lavora prima sui trasporti».