Corriere della Sera

La pace fiscale si restringe Senza la sanatoria Iva lo Stato incassa 3 miliardi

Il nodo delle regole sull’imposta condivisa con la Ue

- di Lorenzo Salvia

C’è un problema per la «pace fiscale», il condono allo studio del governo per trovare una parte delle risorse che servono per le tante riforme annunciate, dal reddito di cittadinan­za alla flat tax. L’incasso dell’operazione, già ridimensio­nato rispetto agli annunci fatti in campagna elettorale, andrà rivisto di nuovo al ribasso, complicand­o ancora di più il capitolo coperture della prossima legge di Bilancio.

Le ultime stime del governo indicavano un gettito intorno ai 3,5 miliardi di euro. In realtà si dovrebbe scendere al di sotto dei 3 miliardi, con la necessità di trovare da qualche altre parte quel mezzo miliardo mancante. Che cosa è successo? Finora il governo aveva costruito le sue simulazion­i su un valore di debiti arretrati con il Fisco pari a 50 miliardi di euro. Il valore è corretto, del resto era stato comunicato in passato al Parlamento dall’agenzia delle Entrate ed è stato poi confermato nei giorni scorsi dal ministro dell’economia Giovanni Tria. Ma ci si era limitati a parlare del totale, senza scendere nella composizio­ne del cosiddetto «magazzino». Il punto è che dentro 50 miliardi di euro ce ne sono anche 10 di Iva non pagata. E l’iva, imposta armonizzat­a a livello europeo, non può essere oggetto di condono, perché l’operazione è vietata dalle regole comunitari­e.

La questione era stata già sollevata in passato, a proposito del condono tombale varato dal governo Berlusconi nel 2002. E il verdetto finale, sia della Cassazione sia della Corte di giustizia europea, era stato negativo. È vero che il Movimento 5 Stelle e la Lega potrebbero essere tentati di andare allo scontro con Bruxelles anche su questo punto. Ma, visti i precedenti, il verdetto finale appare scontato e rischiereb­be di essere accompagna­to da sanzioni che potrebbero rendere l’operazione controprod­ucente. Per questo sembra inevitabil­e che il condono allo studio lasci fuori l’iva.

Resta la possibilit­à, per recuperare risorse, di mettere a punto un condono un po’ meno vantaggios­o per il contribuen­te: le aliquote finora ipotizzare vanno dal 5 al 25% della somma dovuta con un tetto massimo di 100 mila euro. Si potrebbero alzare queste soglie per avere un gettito più alto. Ma si tratta di un’operazione delicata e la Lega vuole limitare al massimo i ritocchi rispetto al progetto iniziale.

In ogni caso il gettito reale della pace fiscale continua a dimagrire con il passare del tempo. Alla vigilia della formazione del governo si era parlato della possibilit­à di ricavarne addirittur­a 35 miliardi, una cifra che sarebbe bastata a coprire, anche se solo per un anno, buona parte dei costi della flat tax. Adesso siamo scesi a meno di 3 miliardi di euro.

Ma c’è un altro tema che sta creando un po’ di tensione all’interno del governo, il taglio delle pensioni superiori ai 4 mila euro netti al mese. Nella bozza del disegno di legge presentato da Lega e Movimento 5 Stelle, che dovrebbe viaggiare in parallelo alla manovra, non c’è l’annunciato ricalcolo in base ai contributi effettivam­ente versati. Ma un taglio proporzion­ale all’anticipo del pensioname­nto rispetto all’uscita «naturale». Il problema è che per molte persone non è possibile ricostruir­e in maniera completa l’ammontare dei contributi versati. E questo perché prima del 1996 — quando si andava in pensione con il più vantaggios­o sistema retributiv­o, basato sullo stipendio e non sui contributi versati — la «storia contributi­va» non veniva sempre conservata visto che non serviva.

Disegnato così, però, il taglio finirebbe per penalizzar­e anche chi ha lasciato il lavoro in anticipo non per scelta ma, ad esempio, per una crisi aziendale e un successivo accordo di prepension­amento.

Pensioni

Per gli assegni sopra i 4 mila euro, tagli sull’età e non sui contributi

 ??  ?? Giovanni, Tria, 69 anni, economista e accademico, dal 1° giugno 2018 è ministro dell’economia e delle Finanze nel governo Conte
Giovanni, Tria, 69 anni, economista e accademico, dal 1° giugno 2018 è ministro dell’economia e delle Finanze nel governo Conte

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