L’erbicida (forse) dannoso Ma l’europa non lo vieta
In Italia è proibito solo nei giardini e nei campi sportivi
Sostanza cancerogena o innocuo (ed efficace) diserbante? La diatriba sul glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo, non ha per il momento risposta certa, sul piano scientifico.
In attesa di conoscere — se mai vi saranno — risultati definitivi dalle ricerche tossicologiche, l’unione Europea ha però deliberato di consentire l’uso di tale sostanza sul mercato del continente: una decisione maturata non senza sofferenze, tra ritardi, polemiche e accuse di eccessiva «benevolenza» verso l’industria.
In commercio dal 1974 con il marchio Roundup registrato da Monsanto, il glifosato è stato in realtà utilizzato per decenni in ambito tanto agricolo quanto urbano senza che vi fossero obiezioni di sorta: semplicità di utilizzo, efficacia e basso costo ne hanno fatto rapidamente il disinfestante più diffuso al mondo. Nel 2015, tuttavia, dopo anni di crescenti dubbi e polemiche, l’agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Airc) che fa capo all’oms ha classificato il glifosato come «probabilmente cancerogeno»: un’etichetta, va detto, che viene attribuita in via precauzionale a sostanze per le quali è stata riscontrata un’evidenza limitata sull’uomo, ma sufficiente sugli animali.
Nello stesso anno, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dato parere esattamente opposto: pur essendo opportuno prevedere dei limiti di utilizzo in via precauzionale, è «improbabile» che il glifosato abbia effetti cancerogeni sull’uomo.
Un via libera segnato dalle polemiche dopo la scoperta da parte di alcuni giornali che porzioni intere del rapporto riprendevano parola per parola il dossier presentato da Monsanto. Dopo numerosi rinvii, lo scorso novembre gli Stati membri dell’ue hanno comunque preso atto del parere e deliberato di consentire la commercializzazione della sostanza per altri cinque anni.
Ma sulla questione il blocco resta diviso: il gruppo dei Paesi «sconfitti» non ha potuto che piegarsi alle regole decise dal voto a maggioranza qualificata, ma resta molto scettico.
Tra essi l’italia, che già dal 2016 ha deciso di limitare l’uso del diserbante vietandolo in aree ad alta frequentazione come parchi, giardini, campi sportivi e aree gioco per bimbi.