Boris Johnson deride il burqa Destra divisa, ma Mr Bean: «È divertente»
LONDRA Boris Johnson, ex sindaco di Londra e ex ministro degli Esteri britannico, conservatore, linea dura pro-brexit (dopo un’inversione a U di quelle che gli sono sempre venute bene, grazie alla considerevole disinvoltura politica), dopo le dimissioni (9 luglio) è tornato a essere un semplice parlamentare. E, inizialmente, ha osservato un rigoroso silenzio cercando di capire quali progressi stesse facendo Theresa May nella trattativa sul delicatissimo tema delle modalità di uscita di Londra dall’europa. Quando May è rimasta impantanata — compreso un viaggio nel Sud della Francia per un mini summit con Emmanuel Macron che pare essere stato infruttuoso — Johnson ha fatto quello che gli riesce meglio: ha lanciato una molotov verbale, e poi si è goduto lo spettacolo della sua provocazione. In un commento sul Daily Telegraph (ha cominciato come giornalista) Johnson aveva scritto, a sorpresa, una cosa progressista — no alla legge danese sul divieto di burqa e niqab— ammantandola però di un linguaggio inaccettabile, descrivendo cioè le donne musulmane velate come simili «a cassette della posta» e a «rapinatori di banca». Il risultato? May che gli chiede ufficialmente scuse che non può però imporgli (non è piu un suo ministro), accuse di bieco razzismo sui giornali e in tv, prime pagine e talk show monopolizzati, lo stato maggiore Tory che cerca di metterlo nell’angolo. Lord Heseltine, vicepremier ai tempi di Major, paragona Boris al conservatore Enoch Powell del discorso (1968) sui «fiumi di sangue» che, diceva, gli immigrati avrebbero versato in Gran Bretagna. Peccato che la base — vedi anche il tono delle lettere al Daily Telegraph — è con Boris che gode nei sondaggi interni al partito di consenso piu alto di quello della premier, ormai invisa a tutti. In uno dei momenti piu bizzarri di questo bizzarrissimo 2018, si è levata anche la voce di Mr Bean, il comico Rowan Atkinson, che si è espresso in prima pagina sul Times a favore della libertà di parola di Johnson, che è libertà anche di offendere. Aggiungendo poi che a lui la battuta sulle caselle della posta era sembrata buffa.