La protesta degli Hui ferma le ruspe e salva la moschea
I musulmani cinesi contro la distruzione delle nove cupole. «Pechino le considera troppo arabe»
La nuova moschea di Weizhou, in Cina, si erge ancora imponente con le sue nove cupole. Ma il silenzio che di solito avvolge questo luogo di culto s’è dileguato: da giovedì migliaia di musulmani cinesi di etnia Hui stanno protestando sotto i suoi sette minareti per difendere l’edificio dalle ruspe. Il governo ne ha chiesto la demolizione perché sarebbe stato costruito senza i regolari permessi. Molti si chiedono come mai le autorità non siano intervenute prima, bloccando i lavori di costruzione che sono durati due anni. Il vero motivo sembra un altro: si tratta di una moschea costruita in stile mediorientale, con cupole e minareti, a differenza delle altre edificate in Cina. La sua architettura sarebbe considerata come un esempio della crescente arabizzazione dell’islam cinese.
Il piano di demolizione tuttavia non è integrale, la moschea non dovrebbe essere distrutta in toto. Il governo vuole soltanto che l’edificio venga ridimensionato, «ristrutturato in modo da ridurne la portata» ha precisato alla Reuters un membro dell’associazione islamica di Weizhou, nella regione di Ningxia. Altri media hanno riferito che le autorità chiedono in particolare la rimozione di 8 delle 9 cupole.
Ma un manifestante citato dall’ap ha detto che questa proposta è inaccettabile per la comunità musulmana locale. Sit in Migliaia di musulmani cinesi di etnia Hui davanti alla moschea di Weizhou
Gli Hui, gruppo etnico riconosciuto da Pechino,sono storicamente ben integrati nella società cinese e in genere lasciati liberi di praticare il proprio culto, a differenza dei musulmani uiguri, che — accusati di avere aspirazioni separatiste — hanno subito discriminazioni e persecuzioni. Ma quest’ultima vicenda sembra dimostrare che per gli Hui il clima sta cambiando.
«Questo incidente dimostra che il governo è determinato a usare lo stesso approccio duro verso tutte le minoranze etniche musulmane in Cina» denuncia alla Bbc Patrick Poon, ricercatore di Amnesty International basato in Cina. «È chiaro che l’ostilità del governo cinese verso i musulmani in Cina non riguarda soltanto gli Uiguri».
I lavori di demolizione della moschea avrebbero dovuto iniziare ieri ma dopo questa manifestazione le autorità della regione cinese di Ningxia li hanno rinviati. Con la promessa che l’edificio non verrà toccato fino a quando non verrà raggiunto un accordo con i rappresentanti delle comunità locali. Gli Hui hanno alzato la testa e incassato una prima, inedita, vittoria.