Tra le tante espressioni che sanno di luoghi comuni quella del «guardarsi negli occhi» è tipica dei giocatori Come se questo gesto fosse l’unico segreto per vincere
Il sodalizio letterario della coppia F&L si chiude definitivamente nel 2002 con la morte di Lucentini. In mezzo secolo di romanzi, articoli, traduzioni, il comune lettore non è mai riuscito a capire chi abbia scritto cosa. La loro scrittura scorre fluida senza scarti apparenti, senza apparenti differenze. Ma le differenze c’erano eccome! Lucentini non leggeva i giornali, non guardava la tv e non era un fanatico del calcio. Fruttero invece leggeva di tutto, guardava tutto ed era tifoso della Juve, della Nazionale, del bel calcio in generale. Amava Platini e Maradona e considerava Van Basten un giocatore di rara eleganza. Durante i Mondiali dell’82 Lucentini stava nella sua casa di campagna sulle rive del Loing a contemplare le péniches: uno scenario molto letterario, molto francese, molto Simenon. Meditava sulla trama del prossimo romanzo e costruiva improbabili utensili in legno da accanito bricoleur. Fruttero invece stava in Maremma, a casa di Calvino, davanti alla tv: sorseggiava tè freddo rigorosamente in foglie, esultava per i gol di Tardelli e Cabrini. Al momento della vittoria si alzava persino in piedi, contravvenendo alla leggendaria regola della riservatezza dei piemontesi doc. Ma non si unì alla folla in delirio: si trattenne, rimase in casa, fedele al sabaudo low-profile. Chissà oggi cosa direbbe del «colpaccio» juventino. Esulterebbe come allora? Forse. O forse, da piemontese doc, consiglierebbe a Ronaldo di «guardare intensamente negli occhi il portiere» prima di tirare...