Corriere della Sera

Piombino prova a ripartire In arrivo i primi 50 operai per riavviare l’acciaieria

- Rita Querzè

Sono pronti a rientrare al lavoro i primi 50 addetti delle ex acciaierie Lucchini di Piombino. Un vero evento se si pensa che lo stabilimen­to è fermo ormai da quattro anni. Il primo compito sarà quello di ripulire le parti comuni e i treni di laminazion­e. Come dire: rimettere tutto in ordine perché a breve si comincerà a fare sul serio. Durante un incontro con il sindacato, infatti, Jindal ha spiegato che una nave da 18.400 tonnellate di acciaio è in arrivo entro la fine di agosto. Di conseguenz­a il laminatoio è previsto in ripartenza già a fine mese. Altri due impianti saranno «riaccesi», secondo le previsioni dell’azienda, dall’autunno di quest’anno.

Il primo agosto scorso Sajjan Jindal, alla guida del gruppo di famiglia, aveva conquistat­o gli operai di Piombino, riuniti al teatro Metropolit­an della cittadina: «Vi garantisco che sarà uno dei più importanti siti di produzione d’acciaio d’europa». Secondo i piani del gruppo, 435 lavoratori torneranno nell’acciaieria per primi quest’anno. L’obiettivo è salire a 635 in un anno e mezzo. E poi a 705 dal 2020. La seconda fase del rilancio del sito mette in conto l’installazi­one dei forni elettrici. Qui potrebbero essere impegnati altri 600-800 lavoratori.

L’ingresso dei primi 50 operai, con ogni probabilit­à già da lunedì, è un segnale importante. «Sì, certo. Ma l’esperienza ci insegna che è meglio frenare gli entusiasmi e aspettare la prova dei fatti. Piombino deve ritornare a produrre acciaio. Questo è per noi è solo un inizio», resta cauto Mirco Rota della Fiom.

Per una crisi aziendale che si avvia a soluzione, in Toscana ce n’è un’altra che resta aperta. Ieri il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha visitato il presidio della Bekaert di Figline Valdarno. Ha sorpreso anche lo stesso sindacato promettend­o entro il mese di settembre un decreto per ripristina­re la cassa integrazio­ne anche per le imprese che chiudono.

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