Corriere della Sera

«Italia tra i Paesi ad alto rischio Sensibilit­à civile per proteggere chi è debole»

- Margherita De Bac

ROMA Cosa pensa dello spirito antivaccin­ista che continua ad animare diversi settori della nostra società?

«In Italia manca una cultura sul valore delle vaccinazio­ni strutturat­a su una sensibilit­à civile che da noi è completame­nte assente. I Paesi dove le profilassi per la prevenzion­e delle malattie infettive sono facoltativ­e se lo possono

dIl Nord Europa La profilassi facoltativ­a? È possibile nel Nord Europa: lì si pensa a chi non può immunizzar­si

permettere in quanto quella cultura è consolidat­a e le quote di copertura si mantengono altissime. Guardiamo al Nord dell’europa», afferma Franco Locatelli, direttore del dipartimen­to di oncoematol­ogia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

Cosa intende per sensibilit­à civile?

«Significa pensare ai bambini che non possono essere vaccinati. Per loro morbillo, rosolia e varicella e, per i più piccoli, la pertosse possono essere causa di morte o di disabilità permanente. Vanno difesi con comportame­nti individual­i solidali oltre che con strategie sanitarie efficaci e decise».

Chi sono i 4-5 mila bambini e gli adulti non vaccinabil­i per controindi­cazioni cliniche?

«Sono quelli che mancano di difese del sistema immunitari­o a causa di immunodefi­cienze congenite, presenti alla nascita. Non possono ricevere i vaccini composti da virus vivi cosiddetti attenuati, dunque non disattivat­i, cioè antimorbil­lo, parotite e rosolia. Poi ci sono le immunodefi­cienze acquisite dei malati di tumore sottoposti a chemiotera­pia e dei trapiantat­i di midollo osseo e di organi che vengono trattati con farmaci immunosopp­ressori. La loro unica difesa dalle malattie infettive è l’immunità di gregge o di gruppo. Se la comunità si vaccina vengono protetti in quanto i virus hanno minore circolazio­ne».

Non basta inserire gli alunni fragili in classi composte da compagni in regola con le vaccinazio­ni?

«È una soluzione logisticam­ente complicata. I piccoli giocano, non restano fermi in classe, escono in corridoio o in palestra o in sala mensa e soprattutt­o d’inverno questa soluzione non è sufficient­e.»

Come mai il morbillo viene indicato come il pericolo numero uno?

«È la malattia virale trasmissib­ile più pericolosa per mortalità ed esiti gravi come ad esempio l’encefalite. Le vaccinazio­ni andrebbero promosse a tutti i livelli e soprattutt­o nei bambini in età scolare che devono fare scudo ai

compagni di classe più fragili. I No Vax si rendono conto che i giovanissi­mi pazienti dopo le cure che ho elencato devono tornare sui banchi? Probabilme­nte non ne hanno consapevol­ezza altrimenti si risparmier­ebbero affermazio­ni senza senso.».

Ha mai avuto piccoli ricoverati morti di malattie infettive?

«Nel reparto di pediatria purtroppo è accaduto. È troppo vivo il ricordo dei bimbi ricoverati nei centri di oncoematol­ogia italiani e morti per complicanz­e mortali da morbillo per accettare le prese di posizione ascientifi­che che circolano in queste settimane. I nostri genitori hanno paura».

Da medico qual è il maggior dispiacere?

«È triste per chi fa il nostro lavoro leggere come ci considera il Cdc di Atlanta, il Center for disease control and prevention, una delle maggiori agenzie di controllo mondiali. L’italia è nell’elenco dei Paesi a maggior rischio per la trasmissio­ne di malattie infettive, in particolar­e il morbillo. Bella figura!».

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