Daniel e Stan «Noi bianchi diversi dagli altri»

Daniel ha 17 anni, Stan 20. Si lasciano avvicinare perché ho una camicetta bianca, pensano sia una di loro. «Attenta agli antifascisti». Siamo alla stazione metro Vienna, dove i suprematisti si stanno radunando per il corteo davanti alla Casa Bianca. Per cosa andate a manifestare? «Per i diritti civili dei bianchi, non odiamo nessuno», dice Daniel. Ma poco dopo cominciano la litania sui terrificanti e abituali crimini degli immigrati.

L’immigrazione non è l’essenza dell’america, da dove vengono i vostri antenati? Rispondono

insieme: «Erano europei, occidentali, con i latinos e i musulmani non abbiamo niente in comune, dobbiamo stare divisi. Semplicemente divisi».

Pensate che Trump sia dalla vostra parte?

«Sì, ci sta spingendo nella giusta direzione, ma prima deve riuscire a sconfiggere il deep State, lo Stato profondo che trama contro di lui».

Sulle magliette hanno delle spillette con una Q: un simbolo che compare sempre più spesso anche ai comizi del presidente. «Ce le siamo fatte noi. Q è un misterioso agente che ha accesso a informazioni segrete e le posta su 4chan». L’argomento li accende, partono con una lunga serie di teorie della cospirazione: Q avrebbe previsto anche il folle volo di Richard Russell, l’uomo che due giorni fa ha rubato un aereo e si è schiantato a Seattle.

Sono tanti i giovani come voi nel movimento?

«Prima l’età media era più alta, negli ultimi due anni sono aumentati i nostri coetanei», spiega Stan. Finalmente si tolgono gli occhiali scuri che hanno tenuto su tutto il tempo, svelando gli occhi chiarissimi.

Delle armi, cosa pensate?

«Che sia intoccabile il diritto a possederle».

E tutti i morti nelle scuole?

«Non c’entrano le armi: è colpa dei genitori, o del bullismo. Anche se fossero vietate chi vuole uccidere le troverebbe». «Grazie per aver parlato con noi», dicono andando incontro al gruppo. Alla fine non saranno più di una trentina.

Il credo «Con latinos e musulmani non abbiamo niente in comune»