Corriere della Sera

Bimbo morto a Brescia, il gemello migliora

I neonati infettati in ospedale, in cinque ancora ricoverati. Il primario: stiamo cercando il focolaio

- Alessandra Troncana

BRESCIA I bigliettin­i scritti a mano e le foto di bambini vestiti da pompiere alle pareti. Le sedie di plastica blu della sala d’attesa vuote, e un prete che passa per il giro del mattino. Mentre fuori, sul piazzale, si accumulano le telecamere, al piano terra degli Spedali civili di Brescia, nel reparto di terapia intensiva neonatale, non c’è quasi nessuno. Solo infermiere con guanti e mascherine, e una coppia che alle 11 del mattino esce in corridoio con un libro in mano per prendere un caffè al bar.

Lui è Roberto, impiegato commercial­e in una grossa società metalmecca­nica di Brescia con filiali in tutto il mondo. Lei, le trecce bionde e un vestito a righe bianche e rosse, è sua moglie, insegnante in una scuola cattolica. Sono i genitori di Paolo, il bimbo nato prematuro — a 22 settimane di gestazione, lo scorso giugno — e morto il 6 agosto dopo essere stato infettato in ospedale dal batterio Serratia marcescens.

«Ci scusi, capisca, non ce la sentiamo di parlare» dicono prima di uscire dalla sala d’attesa a chi cerca di avvicinarl­i. Il fratellino gemello di Paolo, contagiato come altri otto bambini, è ancora in una delle camere asettiche della terapia intensiva. «Migliora di giorno in giorno. Speriamo che tutto proceda per il meglio», dice il professor Gaetano Chirico, primario del reparto di terapia intensiva neonatale.

Gli altri cinque bambini ricoverati nelle stesse condizioni «sono stabili: li dimetterem­o a breve. Altri quattro hanno lasciato l’ospedale nei giorni scorsi, dopo una terapia antibiotic­a».

Il corpo di Paolo, un bambino cercato per tanto tempo e nato in «condizioni da subito critiche», come ha detto il primario ai cronisti, è ancora nel reparto di medicina legale: l’autopsia richiesta dalla Procura di Brescia, che ha aperto un’inchiesta contro ignoti, dovrebbe essere eseguita oggi.

E mentre l’ospedale prosegue nella «radicale bonifica» del reparto di terapia intensiva neonatale, in modo da poter accogliere nuovi pazienti, la Regione Lombardia ha fatto sapere che sarà una commission­e interna a indagare sulle procedure seguite dagli Spedali civili di Brescia quando hanno scoperto del batterio. «Siamo alla ricerca del focolaio originario dell’infezione, ma non siamo certi di trovarlo: è un batterio molto diffuso» fa sapere il professor Chirico.

Per quella coppia che ha appena perso un figlio e resta attaccata a quello sopravviss­uto, parla solo un avvocato, Chantal Frigerio. «I genitori dei gemelli non se la sentono di rilasciare dichiarazi­oni — dice —. Provano un grande dolore. Non rabbia e nemmeno accaniment­o, solo dolore. Vogliono sapere perché è accaduto e se ci sono delle responsabi­lità».

Il legale dei genitori «Provano tantissimo dolore, ma non hanno né sentimenti di rabbia né di accaniment­o»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy