«Ho perso Niccolò per le botte in disco Sarò in aula in Spagna»
«Era tutto così surreale, stento a ricordare molti particolari. Io ero in Italia, a casa. Stavo dormendo quando ho guardato il telefono, erano le 5 del mattino. Simone, uno degli amici di Niccolò, mi aveva chiamato due volte. L’ho richiamato. Ho capito subito che era grave».
Ilaria Inverso si sta preparando per uscire mentre ripercorre quello che è accaduto lo scorso agosto. È in ritardo: la aspettano per esporre sulla facciata di Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, lo striscione «Giustizia per Niccolò Ciatti». A un anno esatto dalla sua morte.
Niccolò aveva 22 anni. Il 12 agosto 2017 era in vacanza con gli amici in Spagna, a Lloret de Mar. Stava ballando. C’è stata una rissa. E un bestiale calcio sul volto ha spento la luce. La sua e quella di chi lo amava, compresa la fidanzata Ilaria. L’aggressore, un ragazzo ceceno, è in carcere. Altri due sono stati arrestati e poi rilasciati, ma sono indagati.
«Il processo dovrebbe cominciare nei primi mesi del 2019 — racconta la ventenne — Mi sono informata e so di non poter testimoniare: non ero presente e non eravamo sposati. Voglio comunque andare in Spagna e seguire le udienze, anche per stare vicino alla sua famiglia. Per loro farei qualsiasi cosa, mi auguro lo sappiano».
Ilaria si è ormai abituata a parlare della morte di Niccolò; a controllare il tono di voce, anche quando si piega sotto un dolore che il tempo può solo lenire. Se è troppo si ferma, ma è questione di secondi: «Per un certo periodo ho avuto attacchi di panico, giorno e notte; pensavo che non ne sarei uscita. A salvarmi è stato il lavoro (fa l’educatrice in un asilo nido, ndr): occuparsi dei bimbi aiuta. Ho ricominciato a rifare alcune delle cose che facevo prima. Altre ancora non riesco». Andare in discoteca, ad esempio. «Ci ho riprovato una volta in giugno, dopo poco più di un’ora me ne sono andata. Ho sentito un’oppressione pazzesca», spiega.
E ripensando agli ultimi dodici mesi ha un solo rimorso: «All’inizio è stata follia pura. Anche per questo ho pubblicato sui social i video dei momenti vissuti insieme, le nostre foto e i messaggi che ci eravamo scambiati. In realtà sono sempre stata riservata, litigavo anche con Niccolò perché non volevo mettere immagini troppo personali online. Dopo la sua morte ho invece pensato che potesse servire a qualcosa, che ci fosse bisogno di tenere alta l’attenzione. Ho sbagliato».