ITALIANI
Dalle porte ai porti: li chiuderebbe o li terrebbe aperti?
«Li aprirei solo per donne e bambini, aggiungendo però che è giusto salvare chi rischia di morire in mare: sarebbe folle non intervenire. Però il discorso è da allargare».
Allarghiamolo, allora.
«A Milano passate da viale Monza, dove opera l’associazione “Pane quotidiano”. Ogni giorno sfama, gratis, chi ha poco o nulla: la fila è interminabile, in coda ci sono tanti anziani. Tutti italiani. Poi andate a piazzale Susa: troverete gruppi di extracomunitari che non fanno nulla per tutto il giorno. Abbiamo 7 milioni di disoccupati e quasi 5 milioni di poveri assoluti, e migliaia di giovani che vanno all’estero a cercare lavoro. Perché da un lato dobbiamo accogliere i migranti e dall’altro perdere questi ragazzi, cioè il nostro futuro, oltre a non saper dare condizioni migliori a una fetta non trascurabile della popolazione?».
Porti chiusi, allora...
«Non l’ho detto: li aprirei solo per donne e bambini, i più deboli. Ma al contempo dovrebbe partire un piano Marshall per aiutare i Paesi in difficoltà: mantenere chi sbarca costa circa 1.000 euro al mese; quei soldi, a casa sua, avrebbero un peso differente, anche psicologico. Vengo da una famiglia di emigranti, avevo uno zio in Canada e mio nonno andò in Nuova Zelanda: so quanto sia duro espatriare».
Che cosa le piace e che cosa invece non gradisce della nuova classe politica al governo?
«Mi va la voglia di provare a cambiare le cose. Centrodestra e centrosinistra ci hanno portato a questa situazione: non siamo messi bene. Verifichiamo che cosa sanno fare questi».
In Italia si gioca di squadra?
«No. Il Parlamento somiglia a un condominio, luogo perfetto per litigare. Ma a fine assemblea si esce con una soluzione per il bene comune. Invece alla Camera e al Senato si approva sì a maggioranza, ma spesso per convenienze di parte e non per l’interesse generale».
Il nostro sport è al passo con i tempi?
«Non lo è mai stato, dal punto di vista educativo. Io sono innamorato del sistema americano, per la straordinaria disponibilità di impianti e per il concetto che l’attività fisica è centrale. In Italia, invece, non abbiamo strutture e l’ora di ginnastica è vista come una rottura di scatole o, se va bene, come uno svago. L’altezza
Essere alti 204 centimetri è spesso un problema. Per strada ho paura degli autobus che passano rasenti ai marciapiedi: gli specchietti retrovisori sono alla mia altezza
Le partite dal vivo Con la tv c’è meno gente sugli spalti. Spero che le nuove generazioni siano educate da genitori che insegnino ai figli il piacere di seguire dal vivo una partita