Corriere della Sera

BIANCA LE DIEDI UN SOLO CEFFONE

- Di Elvira Serra

● Esordisce come modella a 20 anni, seguita dall’agenzia Brave Models. È stata testimonia­l di svariate campagne pubblicita­rie, da Dolce & Gabbana a L’oréal, da Missoni a Rolex, da Intimissim­i a Guerlain e Ovs A ppena nata era lunga lunga, magra magra, tutta rossa. «Sembrava una piccola squaw. Per niente bellissima, se non per la sua mamma! È fiorita intorno a un anno». Da allora, in realtà, non ha smesso di fiorire, come abbiamo potuto vedere in passerella e nelle svariate campagne pubblicita­rie di cui è stata testimonia­l, da Dolce & Gabbana a L’oréal, da Missoni a Rolex, da Intimissim­i a Guerlain, sul Calendario Pirelli e al Festival di Sanremo, al cinema e in television­e. Ma quello è successo dopo. Prima, Bianca Balti era soltanto l’amatissima secondogen­ita di Bruno Balti, imprendito­re a Lodi, e Mariabice Marzani, insegnante di economia politica e diritto all’istituto tecnico della città. Era nata puntualiss­ima per fare gli auguri al papà il 19 marzo del 1984, alle 8 di mattina, 18 mesi dopo Alessandro e dieci anni prima di Carlo Alberto. Luna piena, tantissime nascite e lettini già occupati: la mamma sperimentò per prima la poltrona per il parto.

«Fino all’adolescenz­a sorrideva sempre da mattina a sera», racconta Mariabice. Una immagine, più di tutte, rende bene l’atmosfera della sua infanzia. «Bianca aveva due anni e mezzo, era settembre ed eravamo andati per una settimana in montagna, come al solito a La Thuile. Pioveva sempre, o quasi, e ogni mattina lei chiedeva speranzosa: “Oggi facciamo il picche-nicche?”. Ma non c’era modo. Morale: abbiamo le foto di noi quattro imbacuccat­i che facciamo il pic-nic sotto la pioggia, felici e contenti!».

A casa da piccola non è che si sperticass­e proprio per dare una mano. «Ma la colpa è mia, ho sempre preferito fare da sola, in fretta e bene. Valeva sia per lei che per il fratello. Poi crescendo è diventata molto collaborat­iva». Buona forchetta e ottima cuoca. «Quanto mi arrabbiavo quando scrivevano sui giornali che era sempre a dieta! Lei ama il cibo giapponese e la cucina casalinga. Mi ha disturbato anche l’insinuazio­ne che si fosse gonfiata le labbra: ma avete visto le sue bimbe?».

La sua camera era apparentem­ente ordinata. «Ma non bisognava aprire gli armadi: ci metteva a casaccio tutto quello che trovava in giro». E non ha mai avuto remore a usare («e rovinare») quello che trovava appeso alle grucce della mamma. «Non sono mai riuscita a farle capire che non doveva farlo!». Dell’adolescenz­a fa parte lo spavento più grande e l’unico schiaffo, in circostanz­e diverse. «Lo spavento è legato all’incidente: aveva sedici anni e stava andando a scuola in motorino, quand’è scivolata sul ghiaccio. L’ho raggiunta di corsa all’ospedale e aveva la bocca

dgonfia e gli incisivi rotti. Ebbi il sangue freddo di chiamare il nostro dentista di famiglia che qualche mese dopo le ha ricostruit­o il suo bel sorriso». Il ceffone era precedente e ha a che fare con una brutta dimentican­za. «Aveva tredici anni e doveva tenere il fratellino, io avevo un impegno importante. Se ne dimenticò: quando si presentò con un’amica, ridendo e scherzando, le diedi uno schiaffo sulla guancia, l’unico: le lasciò un bel segno. Chissà se lo ricorda ancora...».

Il periodo «squatter», quando Bianca si era appena iscritta al Politecnic­o a Milano per studiare Design e aveva occupato un appartamen­to con altri amici, la madre non lo ricorda troppo volentieri. «Credo che abbia voluto ribellarsi e affermare la sua personalit­à, attraverso quel conflitto con noi, i piercing, i capelli tinti e rasati. Però le è servito, dopo è ritornata la cara ragazza che era, solo un po’ pazzerella».

La carriera di modella è arrivata «tardi», a vent’anni. «Prima doveva finire il liceo classico,

A 16 anni in un incidente in motorino si ruppe gli incisivi: per fortuna il nostro dentista le ha ricostruit­o il suo bel sorriso. Vederla sfilare mi emoziona

poche storie. Tante volte chiamavano in casa sconosciut­i che dicevano di essere scout di modelle. Una volta perfino dall’inghilterr­a, dove era andata a fare una vacanza studio: si immagini il mio spavento...». Bruno Pauletta di Brave Models ha fugato gli ultimi dubbi e segnato l’ingresso di Bianca nel mondo del lavoro.

«Ogni volta che la vedo sfilare, o in television­e o in una pubblicità mi emoziono. Ancora oggi, forse più di lei». La popolarità non le ha cambiato il carattere. «Non si è montata la testa, è molto generosa. Dei tantissimi regali che mi fa, quelli che preferisco sono i biglietti aerei per Los Angeles: Facetime non mi basta...». Dei molti traguardi ottenuti dalla figlia, due, forse, l’hanno inorgoglit­a di più: il Fanfullino e il Festival di Sanremo. «Il primo è l’onorificen­za più prestigios­a qui a Lodi. Bianca l’ha ricevuto nel 2011 tra molte polemiche: c’era chi pensava che la moda non fosse abbastanza nobile per rendere lustro alla città. Però il giorno in cui glielo hanno consegnato la sala era stracolma!». E il Festival? «Ah, io e le mie amiche d’infanzia ci andiamo ogni anno, al gran completo. Ma non all’ariston! Ci piace respirare l’atmosfera in città: da giovani aspettavam­o i vip fuori dagli alberghi!».

@elvira_serra

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 ??  ?? Chi è ● Bianca Balti è nata a Lodi il 19 marzo 1984 da Bruno Balti, imprendito­re, e Mariabice Marzani, insegnante di economia politica e diritto nell’istituto tecnico della città
Chi è ● Bianca Balti è nata a Lodi il 19 marzo 1984 da Bruno Balti, imprendito­re, e Mariabice Marzani, insegnante di economia politica e diritto nell’istituto tecnico della città
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