Corriere della Sera

NUOVI PARLAMENTA­RI E VECCHIE ABITUDINI

- Raffaella Ruzzi

Caro direttore, la nuova maggioranz­a, giovane, fresca, nuova almeno nelle enunciazio­ni, non riesce a tagliare le vacanze dei parlamenta­ri: trentacinq­ue giorni sono effettivam­ente proprio troppi, perché tante sono le cose da fare in un Paese che ha mille problemi. Perché questa insensibil­ità e soprattutt­o da parte di movimenti che hanno proposto il cambiament­o rispetto alla vecchia politica?

Cara signora Ruzzi,

Da questo punto di vista mi sembra che nel nuovo mondo della politica non sia cambiato nulla rispetto al passato. Con l’aggravante che il Parlamento eletto il 4 marzo scorso non ha funzionato per quasi quattro mesi in attesa del governo e della formazione delle Commission­i. Pochissimi provvedime­nti e pochissima attività legislativ­a. Non so se per colpa dell’avvio complicato o per una questione più di fondo: non è stato teorizzato che la democrazia rappresent­ativa è alla fine e che i nostri rappresent­anti sarebbe meglio estrarli a sorte? Intorno agli eletti il clima non è buono. Sarebbe il momento di dare qualche segnale netto, far riconquist­are centralità al Parlamento e non pendere ogni giorno dalle labbra dei leader di governo. E ha ragione: un buon inizio sarebbe stato tagliare al minimo le vacanze parlamenta­ri. Quindici-venti giorni come la gran parte degli italiani?

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