NUOVI PARLAMENTARI E VECCHIE ABITUDINI
Caro direttore, la nuova maggioranza, giovane, fresca, nuova almeno nelle enunciazioni, non riesce a tagliare le vacanze dei parlamentari: trentacinque giorni sono effettivamente proprio troppi, perché tante sono le cose da fare in un Paese che ha mille problemi. Perché questa insensibilità e soprattutto da parte di movimenti che hanno proposto il cambiamento rispetto alla vecchia politica?
Cara signora Ruzzi,
Da questo punto di vista mi sembra che nel nuovo mondo della politica non sia cambiato nulla rispetto al passato. Con l’aggravante che il Parlamento eletto il 4 marzo scorso non ha funzionato per quasi quattro mesi in attesa del governo e della formazione delle Commissioni. Pochissimi provvedimenti e pochissima attività legislativa. Non so se per colpa dell’avvio complicato o per una questione più di fondo: non è stato teorizzato che la democrazia rappresentativa è alla fine e che i nostri rappresentanti sarebbe meglio estrarli a sorte? Intorno agli eletti il clima non è buono. Sarebbe il momento di dare qualche segnale netto, far riconquistare centralità al Parlamento e non pendere ogni giorno dalle labbra dei leader di governo. E ha ragione: un buon inizio sarebbe stato tagliare al minimo le vacanze parlamentari. Quindici-venti giorni come la gran parte degli italiani?