Cesare De Michelis la passione delle idee
Cesare De Michelis, l’editore della Marsilio scomparso qualche giorno fa, era uno degli ultimi interpreti di un’arte sempre più rara: l’arte della discussione appassionata. Poteva discutere senza sosta con fervore e tenacia, sempre nel rispetto dell’interlocutore. Alzava la voce accalorandosi, ma mai con aggressività arrogante. Non insinuava mai, non faceva processi alle intenzioni, rispettava il dissenso, non delegittimava il suo contraddittore, non era un presuntuoso che ostentava, come spesso accade nel ceto dei colti, il sussiego ridicolo della superiorità morale, ma chiedeva a chi contrastava la sue idee di essere all’altezza del suo ruolo, di saper articolare un argomento con forza e coerenza: altrimenti non si divertiva a batterti. Amava il conflitto delle idee, sapeva che dal contrasto delle opinioni gli argomenti vengono messi alla prova, ti costringono ad essere più rigoroso. Gli intellettuali si frequentano tra loro quanto più si somigliano, o la pensano allo stesso modo: perciò non sanno capire che la pensa in modo differente, e considerano il dissenso una malattia da disprezzare. De Michelis no: era un liberale nell’animo, che sapeva bene come della discordia e non dalla concordia armonica nascono e crescono le idee migliori. Ma voleva sfidare chi non era d’accordo con lui. Sembrava che dicesse: fammi vedere come argomenti, mettiti alla prova. Un osservatore superficiale, vedendolo disputare con passione e calore, poteva dire: Cesare sta litigando. Non stava litigando, stava discutendo con gusto. Sapeva usare le armi che rendono più efficace il discorrere: l’ironia, il sarcasmo, il paradosso. Non insultava mai, ma non te ne faceva passare una. Esercitava un’arte in via di estinzione. Si dice che i social mettano in contatto solo quelli che la pensano allo stesso modo, e che quindi si montano a vicenda, senza contraddittorio. È vero il contrario: per la prima volta milioni di persone entrano in contatto con altre persone che la pensano all’opposto, ma non sapendo discutere insultano, non stanno al punto, vomitano. Cesare De Michelis era l’opposto, per questo mancherà. Mancherà la sua retorica sapiente, il suo accento, la sua voglia di appassionarsi alle idee e ai libri. Mancheranno le discussioni, che migliorano chi le fa: non immagina nemmeno cosa si perde, che invece non le sa fare.