INTERVENTI E REPLICHE
I vaccini e la poliomielite
Quando la polio era la polio, non esisteva il vaccino. Era prima del 1962, e l’istituto ortopedico Rizzoli, dove lavoro, aveva un reparto sempre pieno di bambini colpiti da paralisi poliomielitiche; lo stesso accadeva all’istituto Ortopedico Toscano di Firenze, al Gaetano Pini di Milano, al Gaslini di Genova per citare i più noti: ogni città aveva un reparto ortopedico che curava gli esiti della polio. Quando la polio era la polio, si curavano le deformità, non la paralisi: per quella non c’era, e non c’è neanche oggi, cura: i più fortunati sviluppavano paralisi localizzate a qualche muscolo, magari un piede, altri una gamba, o un braccio, chi, entrambe le gambe. Gli arti paralizzati rimanevano piccoli, e le articolazioni si deformavano. Quando la polio era la polio i piccoli malati passavano l’infanzia tra reparti di ortopedia e di riabilitazione. Decine di interventi seguiti da lunghi ricoveri, apparecchi gessati, poi altri interventi ed altri gessi, fino alla guarigione: che spesso significava riuscire ad indossare un tutore di sostegno, e camminare con le stampelle perché la paralisi era irreversibile. La polio era ancora la polio nel 1953, quando Albert Sabin ideò il suo vaccino a virus attenuato. Lo provò su se stesso, sulle figlie e sui collaboratori: le ricerche progredirono e dal 1962 iniziò una vaccinazione su vasta scala a livello mondiale. Sabin non brevettò il suo vaccino, ne promosse con ogni forza la sua diffusione in tutto il mondo. E da allora le epidemie si trasformarono in casi sempre più sporadici ed isolati. Oggi il Rizzoli è rimasto uno dei pochissimi ospedali dove questa si cura: i pazienti ormai rari, provengono da Paesi in via di sviluppo dove ancora si sfugge alla vaccinazione o i pochissimi che hanno sviluppato la polio in seguito al vaccino. Oggi la polio non è più la polio solo perché la vaccinazione di massa, una procedura a bassissimo rischio (e a bassissimo costo perché non brevettata) ha protetto in questi anni miliardi di persone da una vita costantemente in lotta contro la disabilità.
Cesare Faldini, direttore Clinica ortopedica I Istituto ortopedico Rizzoli, Università di Bologna (padre di tre figlie, vaccinate)