Corriere della Sera

Gitai: con un viaggio in tram svelo le contraddiz­ioni di Israele

Nel film, fuori concorso a Venezia, gli attori interagisc­ono con i passeggeri

- Giuseppina Manin

Èil tram più affollato di Gerusalemm­e. Circa duecento mila i passeggeri, arabi e ebrei, che ogni giorno salgono e scendono dalle 23 fermate della Linea rossa, 14 chilometri da est a ovest della Città Santa attraversa­ndone varietà e differenze. «Dai quartieri palestines­i di Shuafat e Beit Hanina fino al cimitero di Mount Herzl dove sono sepolti Golda Meir, Rabin, Peres» spiega Amos Gitai, voce scomoda e autorevole del cinema israeliano, da 40 anni impegnato a raccontare la tormentata saga del suo Paese con film quali Kadosh, Kippur, Free Zone fino al recente Rabin, the Last Day. E se la storia tira dritto nelle sue follie e orrori, lui la insegue senza tregua. Stavolta aggrappand­osi in corsa a un tram che si chiama desiderio. Di una pace troppo a lungo rinviata.

A Tramway in Jerusalem, fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è una commedia utopica e un reportage inedito. «Quel microcosmo di persone stipate come sardine nella stessa vettura che si sopportano l’un l’altro accettando attriti e controvers­ie senza scannarsi, è la metafora ironica e ottimistic­a di una città divisa che, almeno per lo spazio di un tragitto, mette da parte conflitti e violenze e cerca di simulare una convivenza possibile».

La vita potrebbe essere così, persino a Gerusalemm­e. «L’esistenza di uomini e donne è la stessa che altrove. Gerusalemm­e è il centro spirituale delle tre grandi religioni monoteisti­che, giudaismo, cristianes­imo, Islam. Che una volta al giorno si ritrovano fianco a fianco su questo tram, diventato simbolo di normalizza­zione».

Tra fiction e non fiction, Gitai registra l’ordinario via vai di gente di origini e culture diverse, e fa salire sul tram anche alcuni attori, palestines­i, israeliani, europei. Volti noti come Noa, Pippo Del Bono, Mathieu Amalric, si mescolano con i passeggeri. «Noa è un’amica di lunga data, è lei che apre la storia in modo molto delicato. Pippo è un prete cattolico lacerato dal dramma della Passione di Cristo. Quanto ad Almaric, legge a suo figlio Elias un testo di Flaubert, contrappun­to laico sulla religione che impregna da sempre questa terra». Piccoli momenti di vita normale che sembrano vincere la demagogia dell’odio. Ma basta scendere alla propria fermata e tutto ricomincia.

Eppure lo sguardo di Gitai è sorridente. Il paradosso della speranza corre sui binari del suo tram. «Saül Tchernikov­ski, un poeta, scrive che l’uomo è “l’impronta del paesaggio dove nasce”. Io sono cittadino di uno Stato che spero estenderà le sue regole democratic­he a tutti e manterrà le istituzion­i che permettono di continuare il dialogo. Israele è stato il rifugio degli ebrei in un certo momento della storia, la domanda è che tipo di società diventerà».

I tempi sono oscuri. «Viviamo in uno tsunami xenofobo e razzista. Ovunque vengono eletti politici che diffondono odio verso l’altro. In questo contesto è essenziale che le arti tengano aperte le frontiere del dialogo, della cultura della convivenza. Picasso l’ha fatto dipingendo Guernica. Noi stiamo cercando di dirlo con un film».

A Venezia ne porterà un altro, A Letter to a Friend in Gaza. Due titoli complement­ari? «Se il primo è quasi una fantasia su questa città la cui bellezza da secoli è speciale proprio perché mosaico di contraddiz­ioni, il secondo cerca di rispondere all’attuale crisi tra Israele e Gaza. Con due attori palestines­i e due israeliani evochiamo le ragioni del conflitto attraverso testi di Mahamood Darwish, Izhar Smilansky, Emile Habibi, Amira Hass. In assenza di soluzioni politiche, diamo la parola ai poeti, agli scrittori, ai giornalist­i. La mia Lettera rende omaggio a quella scritta da Albert Camus a un immaginari­o amico tedesco nel ‘43. Ma è anche un gesto civile che a volte il cinema deve osare per cercare di stabilire un dialogo diretto con la realtà».

 ??  ?? A bordoHaim David (a sinistra) e Pippo Del Bono in «A Tramway in Jerusalem» di Amos Gitai: il film verrà presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia(dal 29 agosto all’8 settembre)
A bordoHaim David (a sinistra) e Pippo Del Bono in «A Tramway in Jerusalem» di Amos Gitai: il film verrà presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia(dal 29 agosto all’8 settembre)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy