Ma con più speranze che gloria
La 4x100 squalificata, il c.t. Locatelli non si abbatte: «Ho visto tanto azzurro»
BERLINO L’ultima delusione della pista è il cambio fuori settore tra Fausto Desalu e Davide Manenti, il peccato mortale che butta fuori la 4x100 azzurra dalla finale. Un’altra possibilità di medaglia (sarebbe stata la prima continentale per Tortu, incolpevole in quarta frazione) evaporata in vista del traguardo.
Finisce così, senza rancore ma nemmeno senza la gloria promessa, con un oro, un argento e quattro bronzi, l’europeo dell’italia a Berlino. Un campionato vero, come sottolinea il presidente Giomi, cioè non disertato come quello che casca nell’anno olimpico (non a caso ad Amsterdam 2016 vincemmo due ori, due argenti e tre bronzi), impreziosito da prestazioni di livello mondiale (il 19”76 di Guliyev nei 200, la doppietta della Asher-smith: 10”85 nei 100, 21”89 nei 200) e capace di lanciare due prodigiosi teenager: Jakob Ingebrigsten, 17 anni e due ori nel mezzofondo, e Armand Duplantis, 18, re dell’asta (finale strepitosa).
Sul continente dominano Polonia, Germania e Gran Bretagna, l’italia è innervata dai segnali di risveglio che hanno percorso la stagione però non si accende. Al di là dei tre quarti posti (Crippa, Tamberi, Stano), si accontenta di due bronzi dalla pista (Crippa, Chiappinelli) e due dalla strada (Palmisano, Rachik), che vanno benissimo ma sono un bottino inferiore alle aspettative dello stesso c.t. Locatelli: «Sono mancati i bronzi di Vallortigara, Pedroso e Tortu — ammette —. L’europeo non è un meeting, si paga lo scotto. Però nel complesso sono soddisfatto: rispetto al mondo l’europa sta crescendo e io ho visto tanto azzurro, ho riportato i nostri tecnici a parlarsi tra di loro e di questo vado fiero». Giomi conferma: «È cambiata la mentalità, abbiamo indicazioni preziose per Tokyo 2020». Ai Giochi la squadra verrà sfoltita («Non più di 30 atleti d’élite, chi ha fallito a Velocista Filippo Tortu puntava a una medaglia tra 100 metri e staffetta 4x100. È andata male, ma l’azzurro ha solo 20 anni, il tempo è dalla sua parte (Epa) Berlino non verrà più sostenuto dalla Federazione»), sarà inevitabilmente una Nazionale giovane e sempre più multietnica: gli innesti sono vitali e, come dimostrato, portano medaglie. Cresceranno Tortu e la Osakue, i baby Barontini e Scotti («I ragazzi hanno fatto quel che dovevano» dice Giomi), sul playground europeo a molti mancava la necessaria esperienza e per chi ha troppe timidezze verrà istituito il mental coach. La Giorgi, che da anni marcia con lacune tecniche, andrà dal guru Sandro Damilano (il c.t. ce l’aveva già annunciato l’anno scorso, poi l’idea non si era concretizzata). Per il talento imploso della Trost si cercheranno soluzioni (in fretta). La Grenot non è un caso: «Gli investimenti in Florida su Libania hanno pagato: due ori europei e una finale olimpica».
C’è una soddisfazione di base diffusa, insomma, che un po’ stride con il medagliere che piange. È il discorso del bicchiere mezzo pieno/vuoto: per Giomi e Locatelli quarti e quinti posti sono positivi, per il bilancio occasioni perdute. Rispetto alla calma piatta di Pechino 2015 e Londra 2017, però, va detto, tira un’altra aria. Ed è quella che, pensando al Mondiale e all’olimpiade dietro l’angolo, vogliamo respirare.