Corriere della Sera

Dal karate alla maratona la parabola di Rachik il «bandito» coraggioso

- G. pic.

BERLINO Il ragazzo che a Ain Sebaa, Marocco, praticava karate, ha imparato a correre e soffrire. Yassine Rachik, 25 anni, è l’italiano d’importazio­ne che una petizione lanciata sulla piattaform­a change.org dall’esponente del Pd Khalid Chaouki, e indirizzat­a al presidente Mattarella, aveva aiutato a ottenere la cittadinan­za. Era il 15 giugno 2015 e Yassine viveva a Castelli Calepio, Bergamo, già da 11 anni. Appena un mese dopo, da atleta azzurro, conquistav­a il bronzo nei 10.000 agli Europei Under 23. Trasformar­lo in maratoneta è stata un’intuizione felice del tecnico La Torre: «Prima però ho dovuto domarlo. Era folle, indiscipli­nato, incostante. Non a caso è soprannomi­nato “bandito”. Ha imparato a seguire le regole, i risultati si vedono».

Terzo dietro il belga Naert (2.09’51”) e lo svizzero palestrato Abraham (2.11’24”), Rachik (2.12’09”) ha scatenato Yassine Rachik 25 anni, è italiano dal 2015 grazie a una petizione inviata al presidente Mattarella l’effetto a catena per cui — grazie ai piazzament­i di Faniel 5° e La Rosa 12° — l’italia ha vinto il jackpot della classifica a squadre: oro zecchino, che vale per il medagliere (argento le ragazze grazie alla triatleta Dossena 6ª, alla 46enne Bertone 8ª e alla Maraoui 14ª). Al traguardo, con Berlino ai suoi piedi, è un fiume in piena: «Ci ho creduto e questa medaglia mi ripaga di tutti i sacrifici». A novembre ha corso una maratona con una microfratt­ura da stress, si è allenato per l’europeo rispettand­o il ramadan («18 ore di digiuno al giorno, senza saltare nemmeno un minuto» ci tiene a precisare), spera di diventare ricco presto: «In quel caso riempirei di regali tutti i miei parenti». Il papà operaio in una ditta di guarnizion­i elastiche, la mamma casalinga e i tre fratelli maschi, tutti in Italia. «Paese stupendo: il clima, il cibo, mi piace tutto». Si definisce coraggioso, ribelle e orgoglioso. «Sono fatto così. Al km 32 ho avuto i crampi ma non mi sono fermato. Ho ripensato alle parole di La Torre alla vigilia: Yassine, sei da medaglia. Sono rimasto concentrat­o: con la testa c’ero. E adesso, finalmente, posso considerar­mi un vero atleta».

Dopo l’oro continenta­le di Meucci nel 2014 («Peccato che Daniele non ci fosse: è un leader»), ecco il bronzo che rimpingua il medagliere della nuova Italia che sta cambiando colore sotto i nostri occhi. Con quasi 900 km nelle gambe, Rachik corre verso Mondiali e Giochi sperando di alzare la posta. Per diventare ricco occorre continuare a vincere.

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