«Solo proclami». Il capo No Tav contro M5S
Un caso la lettera di Perino, vicino ai 5 Stelle. E i suoi: basta seguire la Lega, il governo fermi i cantieri
Era una mail privata rivolta a una stretta cerchia di movimentisti quella del leader No Tav Alberto Perino. E tale sarebbe dovuta rimanere. Ma il segretario torinese di Rifondazione Comunista, Ezio Locatelli, ha deciso di renderla pubblica sul suo profilo social per raccontare la «fine di un idillio». Perché se Perino si è sempre mostrato un grande sostenitore del M5S, tanto da fare appelli al voto utile e scontrarsi con l’altra pasionaria per Rifondazione Nicoletta Dosio, il suo ultimo scritto non nasconde una profonda delusione verso chi doveva rappresentare la fine del progetto della Torino-lione. Una delusione che diventa lapidaria nella battuta finale del suo messaggio: «Non esistono governi amici».
Così, nonostante ieri abbia poi voluto precisare di non aver preso le distanze dai 5 Stelle, una nota di biasimo rivolta al governo rimane: «Finora a parte i proclami, di atti formali non ne hanno fatti». La provocazione va dritta al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e alla sua reazione di fronte al via libera del Cipe alla cosiddetta «delibera 30» sulla Torino-lione, azione che di fatto ha dato un’ulteriore spinta in avanti al progetto. Toninelli, infatti, si è «limitato» a un post su Fb definendolo «un gesto ostile, ma ininfluente».
Ma i No Tav non la pensano allo stesso modo e come loro i pentastellati piemontesi che arrivano dalle lotte in Val di Susa: «In realtà con quella delibera rischiano di partire gli appalti — spiega la consigliera regionale Francesca Frediani —, il governo quindi faccia un atto formale che blocchi davvero tutti quei gesti ostili che portano avanti l’opera in attesa dell’analisi costi-benefici. Perino non ha fatto altro che ricordarci di lottare per quello in cui abbiamo sempre creduto». Parole sottoscritte dai movimentisti che siedono nella Sala Rossa del Comune di Torino e che riecheggiano quelle della mail di Perino rivolta ai Comitati No Tav e al Presidio No Tav Europa: «I 5S continuano a fare sterili proclami invece che atti amministrativi. Avrebbero potuto chiedere il sequestro del cantiere, avviare una seria verifica sul rispetto delle prescrizioni ambientali, ma il non voler disturbare il manovratore (Telt e Lega di Salvini) fa sì che queste cose non vengano fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare il Tav. In che mani ci siamo messi». Di tutta risposta la sottosegretaria all’economia Laura Castelli, che nelle lotte in Val di Susa ha visto i suoi esordi, interpellata replica con un secco: «Non ho tempo».
Così se a Torino chi ha lottato a favore dell’alta velocità gongola, «anche quel che resta del movimento No Tav ha dovuto prendere atto dell’incompetenza del M5S», commenta l’ex senatore dem Stefano Esposito, Locatelli aggiunge sale sulla ferita: «Siamo di fronte ad una rottura che avrà ricadute nel rapporto con le istanze di lotta sparse a livello nazionale: sarà un autunno caldo».