Il calciatore «Atterrato sulle macerie Era come in un film»
Vivo e illeso dopo un volo di 50 metri dentro la sua Tiguan. «Sembrava di essere in un film, di quelli apocalittici: macerie dappertutto, tutto crollava intorno a me, una devastazione totale». Ma non era un semplice spettatore, lui il ponte Morandi lo stava attraversando proprio nel momento del crollo. Quasi non riesce a credere di essere ancora in vita il calciatore-pompiere Davide Capello: «Ho fatto un volo attaccato all’asfalto, sono atterrato in un punto che, forse per la presenza di piloni, mi ha protetto: sono vivo per miracolo», rievoca dal suo letto d’ospedale questo 36enne di Nuoro, ex maglia del Cagliari e ora portiere del Legino, squadra della provincia di Savona, dove vive e dove fa il vigile del fuoco. «In quel momento pioveva forte, ho visto la strada andare giù. Non so proprio cosa mi abbia salvato», ha raccontato. La sua auto, con lui a bordo, è rimasta incastrata tra le colonne e le macerie, e lui è riuscito a uscirne con le sue gambe praticamente illeso. Subito soccorso dal 118, è stato trasportato in un ospedale di Genova.
Quando si trovava ancora dentro l’abitacolo, non si è perso d’animo. Subito dopo lo schianto ha avuto anche la forza di chiamare il padre: «Babbo è precipitato il ponte io stavo passando e sono caduto con l’auto. Non ti preoccupare sono salvo», gli ha detto, quasi per avere una conferma che era tutto vero quello che stava vivendo. Dall’altro capo del telefono papà Franco è rimasto sbigottito: «All’inizio non riuscivo a capire — ha raccontato — poi gli ho detto: “Davide se riesci a muoverti prova a uscire”. E così ha fatto. Lo ha aiutato un poliziotto che ha chiamato il 118. Qualche santo lo ha salvato».
Dopo aver giocato nella nazionale under 20 e con la maglia del Cagliari, a 29 anni Davide aveva deciso di chiudere con la carriera da professionista per intraprendere l’attività di vigile del fuoco. Lavora come motorista, stimato da tutti i suoi colleghi, ma non ha appeso del tutto le scarpette al chiodo: dopo i familiari, i primi a farsi sentire al telefono sono stati proprio i compagni di squadra del portierepompiere, uscito dalle macerie senza un graffio.