Corriere della Sera

Pensioni, ecco il piano della Lega Un contributo legato al reddito

Sarebbe a scaglioni, dal minimo dello 0,35% al 15% per le fasce più elevate

- Di Lorenzo Salvia

ROMA Sulle pensioni ci sono due linee nel governo. Lega e Movimento 5 Stelle la pensano allo stesso modo solo sul superament­o della legge Fornero e quindi sul meccanismo di «quota 100», cioè la possibilit­à di lasciare il lavoro con almeno 64 anni di età e 36 di contributi. Ma sul resto le ricette sono diverse. Il Movimento 5 Stelle continua a premere per il ricalcolo contributi­vo per la parte dell’assegno che supera i 4 mila euro netti al mese. La Lega è contraria, anche se il suo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha firmato la proposta presentata alla Camera. La linea del Carroccio è un’altra, un contributo di solidariet­à progressiv­o e a scaglioni, che si applichere­bbe agli assegni dai 2 mila euro lordi al mese in su. Ma su questo punto è il M5S a essere contrario. Le due proposte non sono compatibil­i: se ne dovrà scegliere una. Lo si farà a settembre con un tavolo tecnico che, tradotto dal politiches­e, vuol dire rinvio. Per il momento agli atti c’è solo la proposta di legge, annunciata alla Camera ma non ancora disponibil­e, che traduce in modo piuttosto confuso il progetto del M5S. La ricetta della Lega non è stata formalizza­ta ma i suoi contorni sono noti.

Il contributo di solidariet­à sarebbe provvisori­o: durerebbe tre anni e questo consentire­bbe di superare le perplessit­à che potrebbero arrivare dalla Corte costituzio­nale che ha già dato il via libera a interventi del genere a patto che fossero a tempo. Sarebbe, inoltre, progressiv­o e a scaglioni. Cosa vuol dire progressiv­o? L’aliquota salirebbe in parallelo al livello del reddito. La curva non è stata ancora disegnata, ma si partirebbe da un minimo dello 0,35% sugli assegni intorno ai 2 mila euro lordi al mese, circa 6 euro al mese. Per arrivare fino al 15% per gli assegni più elevati. Attenzione, però: sarebbe sbagliato parlare di tagli fino al 15%. E qui arriviamo al secondo termine tecnico, scaglioni. Cosa vuol dire? Chi ha una pensione da 150 mila euro, Le ipotesi per fare un esempio, non avrebbe un contributo di solidariet­à complessiv­o del 15%. Perché sul suo assegno il prelievo sarebbe dello 0,35% fino a 2 mila euro lordi, dello 0,50 per la quota tra i 2 e i 3 mila euro lordi e così via a salire. Il contributo di solidariet­à non sarebbe applicato alle pensioni di invalidità, e a tutte quelle che prevedono un intervento La proposta di legge presentata alla Camera dal capigruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco D’uva, e da quello della Lega, Riccardo Molinari, dovrebbe regolare il ricalcolo contributi­vo della quota delle pensioni che supera i 4 mila euro netti al mese. Dovrebbe. Perché nella bozza circolata la settimana scorsa il taglio non veniva fatto in base 1 ai contributi versati ma parametrat­o all’anticipo del pensioname­nto. Chi è andato in pensione prima sarebbe penalizzat­o con un taglio dell’assegno, a prescinder­e dai contributi effettivam­ente versati. Il testo definitivo, però, non è stato ancora pubblicato dello Stato come l’integrazio­ne al minimo o la maggiorazi­one sociale. Quanti soldi si ricaverebb­ero?

Anche qui molto dipende da come verrebbe articolata la curva crescente delle aliquote, quale livello di reddito farebbe scattare lo scalino successivo del contributo. Ma si prevede un gettito compreso tra gli 800 milioni e il miliardo e mezzo di euro. Più del mezzo miliardo di euro che potrebbe arrivare dalla proposta di legge sul ricalcolo contributi­vo, almeno nelle intenzioni del M5S. Le strade sono diverse anche sul modo in cui utilizzare i soldi ricavati. Il frutto del ricalcolo targato M5S andrebbe destinato alle pensioni più basse, anche se non basterebbe a portare la soglia Il taglio dell’assegno in base agli anni di anticipo non convince la Lega. Da qui l’inversione di rotta: la maggioranz­a dice che nel testo definitivo ci sarà un vero ricalcolo in base ai contributi versati e non un semplice taglio in base agli anni di anticipo. La soluzione tecnica però è complessa. Nel 40% dei casi è impossibil­e ricostruir­e 2 l’ammontare dei contributi versati, perché in passato le pensioni venivano calcolate solo con il metodo retributiv­o, cioè sulla base degli stipendi. L’inps dice che entro fine anno sarà in grado di ricostruir­e la «storia contributi­va». Difficile non fare ricorso a una stima, più che a un calcolo vero e proprio La Lega ha però pronta una contro proposta. L’ipotesi è quella di un contributo di solidariet­à progressiv­o e a scaglioni. L’aliquota partirebbe dallo 0,35% per le quote di assegno più basse, comunque al di sopra dei 2 mila euro lordi. E salirebbe fino a un massimo del 15% per le parti di assegno più ricche. Il meccanismo 3 avrebbe una durata di tre anni. Il gettito, stimato tra gli 800 milioni e il miliardo e mezzo di euro, servirebbe per finanziare un incentivo per le assunzioni di giovani al di sotto dei 29 anni, disoccupat­i sopra i 57 anni, e donne sopra i 50 anni. Il Movimento 5 Stelle però non ne vuole sapere minima degli assegni a 780 euro. Il gettito del contributo di solidariet­à targato Lega, invece, sarebbe destinato al capitolo lavoro. Confluireb­be in un fondo che servirebbe per incentivar­e l’assunzione delle categorie più fragili: giovani al di sotto dei 29 anni, disoccupat­i con più di 57 anni, donne con oltre 50 anni. Non si tratterebb­e, però, di uno sconto sui contributi come previsto prima dal Jobs act e poi dal decreto «dignità», varato dal governo Conte. Ma di un super ammortamen­to, uno sconto fiscale, sul modello di quello disegnato dal precedente governo per le aziende che investivan­o in beni strumental­i. Nel progetto della Lega il bene sul quale investire per avere diritto a uno sconto fiscale sarebbe il capitale umano, con un bonus del 130% nei primi due anni che scenderebb­e poi al 105%. Anche in questo caso, come per il ricalcolo del M5S, le risorse ricavate non basterebbe­ro a coprire i costi dell’operazione. Ma sarebbe comunque un primo passo.

Resta da capire quale strada prenderà alla fine il governo, sempre che si proceda davvero in questa direzione. Il contributo di solidariet­à della Lega non avrebbe problemi di costituzio­nalità, sarebbe tecnicamen­te più semplice da applicare, ma politicame­nte più delicato perché finirebbe per pescare (anche se per pochi euro) anche sulle pensioni tutt’altro che d’oro. Il ricalcolo del Movimento 5 Stelle, invece, è politicame­nte più spendibile ma tecnicamen­te molto complesso perché per il 40% delle persone non è possibile ricostruir­e l’importo dei contributi versati. L’inps ha detto che entro la fine dell’anno avrà risolto il problema, ma sembra difficile non fare ricorso a una stima, con tutti i rischi del caso in termini di ricorsi. Il compromess­o potrebbe arrivare con un contributo di solidariet­à applicato solo alle pensioni sopra i 4 mila euro netti. Ma se ne ricaverebb­e poco, sarebbe solo una mossa simbolica.

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