Corriere della Sera

Nel contratto di governo tagli solo sopra i 5 mila euro

Quando il Carroccio disse: «Non sono assegni d’oro»

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Sulle pensioni gli annunci del governo sono andati oltre il contratto firmato da Lega e M5S. «Per una maggiore equità sociale — si legge nel documento — riteniamo altresì necessario un intervento finalizzat­o al taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5 mila euro netti mensili) non giustifica­te dai contributi versati». La proposta di legge presentata alla Camera dal capogruppo del Movimento 5 Stelle e da quello della Lega, sconfessat­o però dal suo partito, abbassa la soglia dell’intervento a 4 mila euro netti al mese, anzi a 80 mila euro lordi l’anno. Nella bozza, però, non si parla di ricalcolo in base ai contributi ma di taglio dell’assegno in base agli anni di anticipo del pensioname­nto. Questo perché nel 40% dei casi non è possibile ricostruir­e l’ammontare dei contributi versati. Dopo lo scontro con la Lega il governo ha fatto sapere che l’inps sarà in grado entro l’anno di provvedere al ricalcolo, lasciando quindi perdere il criterio dell’età. Del contributo di solidariet­à, invece, il contratto di governo non parla.

Non è la prima volta, in Italia, che sulle pensioni si parla di contributo di solidariet­à. Il prelievo sugli assegni più alti, fino al 15% per la quota superiore ai 200 mila euro, era stato introdotto dal governo Monti alla fine del 2011 proprio con la riforma Fornero, quella che Lega e M5S vogliono superare. La misura era stata poi bocciata dalla Corte costituzio­nale, perché colpiva solo i pensionati ma non anche gli altri redditi. E per questo rimodulata dal governo Letta con la Finanziari­a varata alla fine del 2013, che aveva ridisegnat­o il contributo trasforman­dolo in una misura a tempo, valida per tre anni. Anche in questo caso c’erano stati ricorsi, bocciati però dalla Consulta. In tutti e due i casi la Lega — che non appoggiava né il governo Monti, né quello Letta — aveva criticato la proposta: «Una cosa è colpire le pensioni d’oro — disse il deputato Massimo Fedriga, oggi presidente della Regione Friuli Venezia Giulia — altra cosa è andare a scippare altri soldi alle pensioni che d’oro non sono».

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