Investire sui giovani
Campionati europei di atletica, l’italia giovane e multietnica è stata deludente. Dopo le molte promesse ci si aspettava di più,proprio in vista dei prossimi Mondiali di Doha e Olimpiade di Tokyo. Si salvano singole individualità, ma restano i limiti storici, strutturali del settore. Non riusciamo a essere mediamente presenti e competitivi in tante specialità. Bisogna riconoscere che gli atleti ce la mettono tutta. Sarebbe ora che i responsabili facessero un bell’esame di coscienza, apprendessero la lezione, cambiando tecniche e metodi di preparazione per migliorare le prestazioni complessive. Non per vincere,a lmeno per ben figurare.
Domenico Mattia Testa dom.testa2012@libero.it Caro Testa, L’ atletica è disciplina bellissima e complessa, che non prevede soluzioni semplici. Per nuotare, basta una piscina. Per tirare di scherma, una palestra. Per giocare a tennis, un campo. Ma correre, saltare e lanciare prevede strutture di cui il nostro Paese, al di fuori del centro d’eccellenza di Formia (paradossalmente più sfruttato dagli stranieri che dagli italiani), non dispone su tutto il territorio. Ecco, quindi, che la selezione si fa inevitabilmente più ristretta. È vero: all’europeo di Berlino, che in molte discipline ha proposto standard mondiali, con 4 bronzi l’italia ha deluso. Tecniche d’allenamento miracolose non esistono. Esistono i fuoriclasse (i mai abbastanza rimpianti Mennea e Simeoni). E poi il materiale umano, da far crescere con il lavoro. A Berlino non hanno sfigurato tutti. Nei prossimi due anni, senza disperderle, le risorse andranno concentrate sui giovani che non hanno fallito, magari snellendo una struttura federale troppo arzigogolata. (Gaia Piccardi)