Salvataggio Ilva, ultima offerta Arcelormittal tratta sull’occupazione
Atteso il parere dell’avvocatura dello Stato sul possibile annullamento della gara
MILANO Le due strade proseguono separate, nella speranza che presto, il più possibile, possano incrociarsi. Perché il tempo stringe. Nelle prossime ore è atteso il parere dell’avvocatura dello Stato sulla regolarità della gara con cui Am Investco — la cordata guidata da Arcelormittal — si è aggiudicata l’ilva più di un anno fa, a giugno 2017. Nel frattempo, però, anche a cavallo di Ferragosto continua il confronto tra i tecnici del ministero dello Sviluppo economico e la multinazionale dell’acciaio guidata da Lakshmi Mittal.
Il piano occupazionale
Il nodo principale, più difficile da sciogliere rispetto a quello ambientale, riguarda l’occupazione. Fino ad ora Arcelormittal è arrivata a garantire 10.500 occupati (10.100 subito e 400 entro il 2023) su un totale di 14 mila. Troppo pochi per i sindacati, che da tempo ribadiscono la necessità di arrivare a «zero esuberi», quota ben lontana dagli attuali 3.500. E troppo pochi — i 10.500 occupati — anche per il vicepremier (e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro) Luigi Di Maio, che non ha mai nascosto l’insoddisfazione per l’offerta di Arcelormittal — l’ultima volta nell’intervista del 13 agosto al Corriere della Sera in cui ha ribadito che «ancora non ci sono i presupposti per un accordo» — senza arrivare, però, alla rottura del confronto.
Si tratta, insomma. E ognuno deve cedere qualcosa. L’obiettivo «zero esuberi» infatti, potrebbe non essere tutto a carico di Arcelor: un risultato che per i sindacati potrebbe essere accettato è che a fine piano, nel 2023, tutto il personale Ilva abbia una copertura tra assunzione da parte di Mittal, ricollocazione nella società mista tra Ilva in amministrazione straordinaria e Invitalia — delegata alla parte di bonifiche che non spettano all’investitore privato — ed esodi volontari agevolati e incentivati.
Da parte sua Arcelormittal, pur non sbilanciandosi sui numeri degli assunti e degli esuberi a cui può arrivare: in questa fase si discute delle condizioni e non ancora dei numeri delle persone che la nuova società Am Investco dovrà assumere dall’ilva in amministrazione straordinaria (fanno sapere fonti vicine a Mittal), è disponibile a trovare la miglior soluzione possibile.
Il tempo che stringe
Le variabili più importanti da tenere in considerazione nelle trattative di queste ore sono due. La prima è che Arcelormittal può arrivare fino al punto in cui le nuove condizioni non mettano a rischio il conto economico e quindi la credibilità e la realizzabilità del piano di risanamento ambientale e di rilancio industriale. La seconda fa riferimento alla gestione commissariale dell’ilva: oltre il 15 settembre non si può andare. Nell’audizione al Senato dello scorso 1° agosto i commissari straordinari sono stati chiari: la previsione finanziaria per l’ilva «stima l’esaurimento di cassa a settembre 2018». E le slide di previsione del fabbisogno di cassa illustrate in aula vanno anche oltre: a dicembre la cassa di fine periodo segnerà -132 milioni di euro.
La regolarità della gara
Al di là delle trattative in corso, restano i dubbi sulla regolarità della gara conclusasi il 5 giugno 2017 con l’assegnazione dell’ilva ad Aminvestco. Tutto è partito il 24 luglio scorso quando Di Maio, a seguito delle verifiche interne sul dossier Ilva — sollecitate dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano — e del parere fornito dall’anac, ha deciso di avviare un procedimento amministrativo finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto di aggiudicazione della gara. Un procedimento, che è disciplinato per legge, della durata di 30 giorni.
Di Maio attende in queste ore il parere dell’avvocatura dello Stato che, con ogni probabilità, si esprimerà in linea con l’autorità anticorruzione, rilevando criticità nella procedura di gara e ribadendo che, se il ministro, cioè lo Stato, vuole, può annullare tutto, rescindere l’accordo con Arcelormittal, esponendosi però a contenziosi e risarcimenti milionari. Del resto l’avvocatura dello Stato aveva espresso perplessità anche ai tempi del ministro Carlo Calenda che, però, aveva deciso di non cambiare le regole in corsa, comunque sulla base del parere dell’avvocatura. Adesso toccherà a Di Maio decidere.