Partigiani, nazisti e archeologia I misteri di Creta
Il libro di Aloni e Colonnello (Sem)
Sull’isola di Creta c’è un polpo assassino. Dargli la caccia non basta, perché non è un animale qualsiasi, ma è un essere «sinuoso nei movimenti, ipnotico, che può cambiare colore molto velocemente (…) fino a confondere l’avversario sulla sua vera natura». Il polpo assassino ha il volto di un uomo che, da molti anni, si aggira indisturbato sull’isola, lasciando dietro di sé impercettibili tracce. Operazione Mercurio (Sem libri, pagine 376, 19), romanzo scritto a quattro mani dal grecista dell’università degli studi di Torino, Antonio Aloni (1947-2016: nella foto in alto) e dal giornalista Paolo Colonnello (1960: in basso), è un thriller che porta il lettore a perdersi nel labirinto delle vestigia cretesi. E lungo epoche diverse, che danno vita a una narrazione che si dispiega su più piani temporali.
È il 1985. Al commissariato di Chania sono poche le attività che tengono impegnati l’agente Markaris e il suo vice, Merenditis, nel clima sonnacchioso di una realtà periferica, dove poca è l’azione e tante le scartoffie. I due preferiscono riempire i vuoti della quotidianità grigliando polpi e sorseggiando raki ghiacciato. Fino a quando, una sera, una «dea» compare a rompere quell’ozio. Il suo nome è Afroditi, e ha qualcosa da dire al burbero funzionario della polizia: «Mio padre è stato ucciso. Ne sono sicura».
È l’inizio di un’intricata storia, ma è anche un percorso a ritroso nella guerriglia partigiana cretese della Seconda guerra mondiale — dopo l’occupazione tedesca dell’isola, con l’«operazione Mercurio» — e un viaggio tra macerie, tesori nascosti e resti dell’età minoica, che vanno a intrecciarsi con l’arte egizia della XIII dinastia.
Bisogna fare un balzo indietro fino al 1941 per capire come siano morti il pescatore Demetrios (padre di Afroditi) e suo fratello, il pope Nikolaos. E mettersi sulle tracce di una spia nazista, all’epoca infiltrata tra i partigiani dell’isola (gli antartes): il bieco archeologo Andreas.
Mentre Creta è occupata dalla guarnigione britannica, le forze armate tedesche stanno preparando l’attacco all’isola, grazie anche al doppio gioco di Andreas che riesce a sedurre «il carattere spigoloso dei cretesi (…), spietato verso i nemici o i traditori». Tanti cadranno nella sua trama «tentacolare». Ma non tutti. E nel mezzo del caos bellico, un preziosissimo ritrovamento archeologico causa una guerra nella guerra: quello di una tavoletta nubiana che potrebbe riscrivere la storia antica.
Così, di fronte all’omicidio del vecchio Demetrios, ecco che si apre una voragine di eventi oscuri: che cosa c’entra il povero pescatore, dedito al vizio del vino, con la tavoletta scomparsa? E che fine ha fatto Andreas, sparito misteriosamente dopo la guerra ma che, come un polpo, continua a mimetizzarsi nella vita cretese?
Attraverso i colori vividi di un’isola che sa di pesce e di erbe selvatiche, Markaris (il suo nome suona come un omaggio al celebre giallista ateniese Petros Markaris, un po’ come il Montalbano di Camilleri rievoca lo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán) porta avanti con Merenditis un’indagine «non convenzionale», che troverà le sue risposte tra sinistri monasteri e le leggende degli antartes superstiti, storie legate a quei «guerriglieri delle montagne, gente di poche parole che sapeva di aglio e sudore, sangue e mitraglia».