Alonso, fine di una storia preziosa e incompiuta
Fine di una storia durata 17 anni e impreziosita da 2 corone iridate, 32 vittorie, 97 podi, 22 pole. «La Mclaren conferma che Fernando Alonso nel 2019 non correrà in F1», annuncia un comunicato paracadutato nel cuore di agosto per definire l’addio di uno dei piloti più amati e controversi. «Ho deciso alcuni mesi fa. Ringrazio Chase Carey, Liberty Media e tutti quelli che mi hanno contattato per farmi cambiare idea» è l’aggiunta del pilota, che ha spiegato come stessero le cose in una lunga telenovela. In realtà tra chi di recente ha parlato con Fernando non c’era l’interlocutore «giusto», quello che gli avrebbe prospettato una monoposto vincente, l’araba fenice inseguita da un pilota sbocciato sotto il segno di Flavio Briatore ma incapace, alla Mclaren e alla Ferrari, di aggiungere altri titoli. L’ultimo spiraglio poteva aprirsi alla Red Bull, con l’uscita di scena di Ricciardo. In questo caso non è stato Alonso a essere cercato, ma deve essere accaduto l’opposto. La bocciatura è stata secca: «È un grande pilota, però spacca le squadre» ha sentenziato Chris Horner. Porta chiusa, come l’aveva trovata alla Mercedes e in un tentativo di riallacciare con il Cavallino, ipotesi stroncata da Sergio Marchionne. Al di là di quello che sarà il futuro di Fernando, resta un senso di incompiuto nella sua storia. Nel 2005 Alonso fu il più giovane iridato della F1 e dopo il bis del 2006 pareva avviato a una carriera da record. Non è andata così. Il giudizio di Horner, condiviso dall’ex compagno Felipe Massa, si lega poi all’idea di un campione che ha sbagliato timing di alcune scelte. Un errore anche andare alla Ferrari, nel 2010? In parte sì, ma quel matrimonio, con due «quasi» Mondiali, fu pure sfortunato. L’unico team citato per esteso da Nando è la Mclaren: «Il mio cuore sarà sempre con la sua gente». Renault e Ferrari sono nel calderone dei ringraziamenti generalisti «a tutti coloro che hanno condiviso questi esaltanti 17 anni».