Corriere della Sera

Allarme Usa: così Pechino si sta armando

Il rapporto annuale: aumentata la portata offensiva grazie a bombardier­i in grado di portare testate atomiche

- di Paolo Salom

Allarme del Pentagono: la Cina ha aerei «nucleari». Per gli esperti militari americani Pechino spenderebb­e 190 miliardi di dollari ogni anno per modernizza­re le forze armate.

L’allarme del Pentagono è esplicito: la Cina si sta riarmando e sta costruendo capacità offensive impossibil­i da ignorare. Gli esperti militari americani ipotizzano anche una cifra: 190 miliardi di dollari spesi annualment­e da Pechino per modernizza­re le forze armate.

Che la Repubblica Popolare sia sempre più considerat­a un «avversario strategico» da Washington non è una novità. Ma il programma spaziale in continuo avanzament­o e un piano concepito per «annettere Taiwan» con una guerra lampo fanno pensare che la «battaglia dei dazi» sia, in prospettiv­a, una vera passeggiat­a. Lontani i tempi quando Deng Xiaoping, consapevol­e dell’arretratez­za economica e struttural­e del Celeste Impero post maoista, raccomanda­va di «nascondere le proprie capacità e aspettare il proprio tempo».

Per il presidente Xi Jinping, promotore di riforme politiche che gli hanno attribuito poteri paragonabi­li soltanto a quelli attribuiti al Grande Timoniere, evidenteme­nte quel tempo è arrivato. Pechino dispone oggi di una base multi forze a Gibuti; ha reso la sua permanenza militare sugli atolli del Mar Cinese Meridional­e un fatto compiuto, mentre ha trasformat­o scopi e struttura dell’esercito popolare di liberazion­e. Sempre secondo il rapporto annuale del Pentagono, la Cina sta perseguend­o una capacità nucleare per i suoi bombardier­i a lungo raggio. All’aviazione militare cinese «è stata riassegnat­a una missione nucleare», dunque il «dispiegame­nto e l’integrazio­ne di bombardier­i con capacità nucleari doterebbe la Cina, per la prima volta, di una “triplicità” di sistemi di lancio diffusi su terra, mare e aria». Tutto questo significa che presto avrebbe teoricamen­te la capacità di colpire per via aerea siti militari statuniten­si nel Pacifico. «L’esercito popolare di liberazion­e potrebbe continuare a estendere le sue operazioni, dimostrand­o la capacità di colpire le forze e le basi militari degli Stati Uniti e dei Paesi alleati nell’oceano Pacifico occidental­e, incluso Guam».

Di recente, il South China Morning Post, storico e più diffuso quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, ha dedicato un approfondi­mento all’entrata in servizio del nuovo caccia multiruolo J-16, «gioiello» dell’industria cinese derivato dal russo Sukhoi30. Cosa cambia rispetto al passato? Molto, secondo il giornale di Hong Kong. Tanto per cominciare, il J-16, che dovrebbe essere messo a confronto con l’americano F-15, è un caccia d’attacco, capace di «penetrare in profondità nel territorio nemico» grazie alla possibilit­à di essere rifornito in volo: la distinzion­e non è da poco, se pensiamo che fino a non molto tempo fa Pechino aveva apparecchi in grado di difendere il solo territorio nazionale. Inoltre è capace di trasportar­e ordigni sofisticat­i, come i missili anti nave super e subsonici (messaggio alla flotta Usa nel Pacifico) o le bombe di precisione guidate via satellite.

Ne esiste anche una versione per la guerra elettronic­a che dovrà contrastar­e l’analogo caccia Usa EA-18G Growler.

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In volo Un bombardier­e H-6 dell’aviazione militare cinese intercetta­to da un caccia di Taiwan

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