Corriere della Sera

L’esperto dell’azienda disse «I tiranti lavorano male»

A luglio incontro coi comitati: presto lavori importanti Il consulente: «Chiesi controlli 24 ore su 24, invano»

- di M. Imarisio e A. Pasqualett­o

I due mondi si incontrano alle 14.36 di mercoledì 18 luglio 2018. C’è il mondo di sotto, che ringrazia perché a distanza di un anno «siamo riusciti ad arrivare al dunque con la vostra presenza». È rappresent­ato da persone come la signora Mimma Certo, che «in quanto casalinga posso dire che dobbiamo stare sempre attenti a pulire bene, questi calcestruz­zi non piovono solo sulle macchine, ma sulle finestre, sulle persiane, sulle tende, e lavare lo laviamo, però i nostri polmoni, insomma, dobbiamo pensare anche a questo». Racconta che deve rinunciare al vasetto di basilico e maggiorana, «con quello che cade non lo potremmo neanche usare», e le piacerebbe avere sul terrazzo «due fiori, due cose», ma riconosce con rassegnazi­one che non è possibile. Sono i comitati cittadini di vie dal nome che purtroppo abbiamo imparato a conoscere, abitanti di case che rischiano di scomparire, come tutto il resto.

E poi c’è il mondo di sopra, che governava quel ponte così vicino, presenza incombente e ingombrant­e, causa di rumori, tremori, e disagi. «Se il vostro problema è sapere qual è l’entità del nemico e dell’esercito» esordisce Mauro Moretti, responsabi­le degli interventi di Autostrade per l’italia, «noi ci arrendiamo subito». All’incontro assistono i consiglier­i comunali di ogni colore politico della Commission­e per lo sviluppo e delle vallate. La Procura di Genova ha disposto l’acquisizio­ne immediata del file audio della seduta. Perché in qualche modo, per cercare di fare giustizia, si parte da qui. Da questo confronto inedito, che rappresent­a una prima e una ultima volta.

Gli stralli

«Cosa è successo sul Polcevera o ponte Morandi?» si chiede l’ingegner Moretti. Parla dell’impossibil­ità di mettere barriere acustiche, motivandol­a con la consapevol­ezza di essere alle prese con un gigante malato. «L’opera non può diventare un coacervo di ulteriori strutture che poi appese sopra diventereb­bero un appesantim­ento di quella che è stata progettata per essere un’opera snella». Dice che hanno già installato barriere di cemento, i jersey, che hanno carichi superiori a quelle che c’erano prima, non nascondend­o una certa preoccupaz­ione per l’ulteriore appesantim­ento della struttura. «Siamo in un ambiente che non voglio dire sia salino al 100% ma siamo molto vicini al mare (...) ci sono elementi di disagio sulla parte esterna».

Moretti parla anche delle cause della debolezza struttural­e del viadotto, accennando ai lavori che sarebbero dovuti cominciare a ottobre, quelli che avrebbero forse evitato il disastro, ammettendo tra le righe che il problema è serio. «L’opera è un po’ come il corpo umano, dobbiamo farci passare qualcuno che evidenzia mali o danni dei quali si cominciano a vedere i primi segni. Per questo è previsto un intervento molto importante in futuro, che andrà a risarcire il danno a oggi subito e i danni di possibile e futura generazion­e per quanto riguarda le opere di sostegno, quindi gli stralli, ovvero i tiranti, che lavorano all’inverso rispetto a quello che è il normale funzioname­nto delle strutture, e questo nel tempo ha generato grazie all’azione vuoi del carico, vuoi degli agenti esterni, necessità di manutenzio­ne».

Il Politecnic­o

L’esercizio del senno di poi è sempre facile e quasi mai giusto. Ma è inevitabil­e rileggere alcuni passaggi di quella audizione alla luce di quel che è accaduto martedì mattina, dopo un disastro forse dovuto proprio agli stralli. A una situazione che anche gli esperti della facoltà di ingegneria di Milano avevano definito anomala. Stefano Della Torre, direttore del dipartimen­to di Architettu­ra e ingegneria delle costruzion­i, coordinato­re dello studio consegnato ad Autostrade nello scorso ottobre sul pilone 9, quello che è poi crollato e sul quale dovevano essere fatti i nuovi interventi di rinforzo, racconta il seguito di quell’ultimo allarme inascoltat­o. «Ci era stato detto che si trattava di un lavoro urgente. Noi abbiamo osservato che c’erano comportame­nti anomali di quella particolar­e struttura, all’interno della quale a nostro avviso erano presenti forti criticità. Per questo avevamo suggerito la necessità di un ulteriore approfondi­mento diagnostic­o. E avevamo consigliat­o un monitoragg­io continuo 24 ore su 24, a partire dal momento della consegna della nostra relazione. Questo è un punto critico, perché per noi era opportuno partire da subito. Purtroppo non è stato così».

Sono proprio i controlli il tasto dolente di quest’incontro tra i due mondi. Franco Ravera, del comitato cittadino di via Porro, mette in dubbio la loro indipenden­za, chiedendo di condivider­e i dati con Arpal, l’agenzia regionale per l’ambiente. «Siamo sicuri? Metto la mano sul fuoco?». Moretti si arrabbia. «Lei ha usato un termine che non ritengo corretto. Non è giusto che si dica che utilizziam­o qualcuno pro bonis causa». Alle 16.31 il presidente dichiara chiusa la seduta. I due mondi promettono di rivedersi presto, «potrebbe essere a settembre». Mancano 27 giorni alla fine di tutto.

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MacerieUn peluche a forma di orsacchiot­to tra le lamiere accartocci­ate di una delle auto coinvolte nel cedimento del ponte Morandi

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