La mossa di Conte per mediare tra i due vice
Come andrà a finire al momento nessuno è in grado di prevederlo, né il governo né la società Autostrade. È possibile che fra alcuni anni saranno ancora i Benetton a gestire buona parte della rete autostradale italiana, «ma in un altro modo e ad altre condizioni», ha detto ieri in sostanza il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che con una mano ha approvato l’avvio dell’iter di revoca della concessione, dall’altro ha ammesso che può essere molto lungo, in salita, sfavorevole per lo Stato fino al punto da non poter essere conseguito realmente, almeno in tempi brevi.
Se ci sono state sfumature, diversità di opinioni, persino scontri, in seno al governo, la soluzione adottata ieri, consente a tutti gli attori in gioco di poter restare in partita, anche alla stessa società Autostrade, che pagherà probabilmente milioni se non miliardi di risarcimenti, che dovrà ricostruire a proprie spese, e che dovrà fare «un lavoro che noi non siamo in grado di fare», ha ammesso candidamente il presidente del Consiglio durante il Consiglio dei ministri di Ferragosto.
Insomma il governo da una parte avvia l’iter di revoca della concessione, dà una risposta dura, immediata, netta, alla tragedia di Genova, dall’altra mette nero su bianco che «purtroppo arriviamo al governo un po’ tardi», che «il processo di privatizzazioni che riguarda le nostre infrastrutture è stato avviato molti anni fa, secondo una logica che ha favorito la gestione finanziaria e ha oscurato la logica industriale. Adesso ci ritroviamo con rapporti di concessione e contratti di servizio ormai in essere, alcuni dei quali scadono in un futuro non prossimo, e che contengono condizioni e
Arriviamo tardi Purtroppo arriviamo al governo un po’ tardi, il processo di privatizzazione delle nostre infrastrutture è stato avviato molti anni fa
clausole molto sbilanciate a favore dei concessionari».
In questo senso la mediazione che il capo del governo sembra aver svolto fra la Lega e i Cinque stelle, fra una linea di reazione immediata e durissima e una forse più realista, è quella contenuta nel comunicato diramato nel pomeriggio: si punta l’indice contro chi avrebbe trasformato le concessioni pubbliche in un sistema per fare soldi senza grandi contropartite in termini di investimenti e di controlli, ma si ammette che a questo punto per cambiare il sistema ci vorrà del tempo.
Una linea di reazione dura e al contempo realista e trasparente, che contempla la rescissione della concessione ma attende che la Società Autostrade metta in campo tutte le risorse disponibili non solo per ricostruire il ponte di Genova in tempi brevissimi, ma anche per dare un segno tangibile di scuse verso la città e l’intero Paese.
L’accelerazione
Il premier accelera ma ammette che ci vorrà tempo, perché nessuno sa come finirà