Corriere della Sera

«Il mio Giovanni e i suoi tre amici uccisi da chi non ha fatto nulla»

Torre del Greco, lo sfogo del padre

- Di Gimmo Cuomo

TORRE DEL GRECO (NAPOLI) Sul banco degli imputati c’è lo Stato. Con la prudenza che si addice ad un alto prelato, lo ha fatto intendere anche l’arcivescov­o di Napoli Crescenzio Sepe durante l’omelia ai funerali di Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, i quattro ragazzi di Torre del Greco morti a Genova e sottratti, per esplicita volontà dei parenti, ai funerali di Stato. «Non sono stati vittime del destino — ha detto Sepe — ma della violenza, della mano dell’uomo che si è sostituita a quella di Dio». Parole dure come macigni. Condivise dagli oltre cinquemila presenti dentro e fuori la Basilica Ponatroce tificia di Santa Croce. Ma l’interprete ufficiale della rabbia è Roberto Battiloro, il padre di Giovanni, dipendente del Centro di produzione Rai di Napoli.

A caldo ha parlato di «omicidi di Stato». Conferma?

«Sì, mio figlio non è morto, è stato ucciso. Insieme agli altri, a tutti».

Anche lei è morto con suo figlio?

«Sono morto dentro, ma devo trovare la lucidità per dire che quattro ragazzi non possono essere solo il numero 27 o 28 di un tragico bilancio. Sono persone che amavano la vita, che per aver deciso di andare in vacanza sono andati incontro a una morte senza alcuna colpa».

Perché i funerali a Torre del Greco?

«Abbiamo sentito la cittadinan­za vicina, le istituzion­i locali, soprattutt­o il sindaco. Io personalme­nte ho avvertito anche l’affetto di tutti i colleghi della Rai».

Chi è colpevole di questo immane disastro?

«Certamente punto il dito contro un destino beffardo, ma soprattutt­o contro chi non ha pensato che su quel ponte potesse esserci un figlio e, quindi ha avuto la leggerezza, per interesse o per convenienz­a, di non fare nulla».

A parte il sindaco di Torre del Greco, ha sentito altri uomini delle istituzion­i?

«Anche il primo cittadino di Genova Marco Bucci è stato eccezional­e. Mia figlia, invece, ha avuto un problema con Salvini al quale ha chiesto di rilasciare le salme». Il ministro non voleva?

«Non è che non voleva. Ma c’erano i funerali di Stato. Chiaro che avrebbe preferito che partecipas­simo a quelli». E sua figlia cosa ha detto a Salvini?

«Gli ha detto ad alta voce che avrebbe dovuto immediatam­ente dare l’ok al trasferime­nto delle salme». E Salvini?

«Non ha detto niente. Lui è uno che ti guarda negli occhi e ti fa parlare. È uno intelligen­te. Altrimenti non sarebbe arrivato dove è arrivato. In ogni caso il nulla osta è giunto dopo pochi minuti». Perché ha preferito evitare i funerali di Stato?

«Sarebbe stato impensabil­e far trasferire a Genova una nonna di cent’anni o una zia di novanta. Abbiamo così preferito riportare i ragazzi nella nostra terra. Mio figlio peraltro era molto radicato. Oltre a lavorare come video-maker era impegnato come ambientali­sta. Meritava di tornare qui».

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Insieme Giovanni Battiloro (a sinistra) e, dietro di lui, il papà Roberto

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